COFANETTO ESAGONALE, BOTTEGA DI BALDASSARRE DEGLI EMBRIACHI, FINE SECOLO XIV
in osso, corno e legni vari, corpo di pianta esagonale con rifacimenti del secolo XIX sormontato da coperchio prismatico rivestito da un gradevole intarsio con motivo di intrecci entro cornice romboidale e chiuso in cima da un pomolo schiacciato, decorato sulla parte inferiore da una fascia di placchette orizzontali intagliate con il consueto motivo di geni ignudi sullo sfondo di foglie di rosa, che sul lato frontale sostengono due scudi sui quali erano dipinte le insegne dei promessi sposi. Il corpo della scatola è rivestito sulle sei facce da placchette verticali che si susseguono senza interruzione di continuità, intervallate però agli angoli da figure con clava e scudo, a narrare la Storia di Paride, qui raccontata attraverso gli episodi principali (Ecuba che affida il neonato al pastore, la lotta dei tori, l'incoronazione del toro, il pomo della discordia). Per un'analoga scelta iconografica si può ricordare un cofanetto, ora trasformato in reliquiario, conservato nel tesoro di Santa Maria Maggiore a Laurino; cm 40x33,5x28
AN HEXAGONAL CASKET, WORKSHOP OF BALDASSARRE DEGLI EMBRIACHI, LATE 14TH CENTURY
Bibliografia di confronto
L. Martini (a cura di), "Bottega degli Embriachi". Cofanetti e cassettine tra Gotico e Rinascimento, cat. della mostra, Brescia 2001, pp. 32-35 n. 2;
M. Tomasi, Monumenti d'avorio. I dossali degli Embriachi e i loro committenti, Pisa 2010, pp. 83-89, p. 398 n. 12
COFANETTI NUZIALI PER LA SPOSA
Costruiti incollando dei listelli di osso scolpiti e parzialmente dipinti su una struttura lignea, in parte rivestita di bande di tarsia a motivi geometrici con l’impiego di legno, osso e corno, i cofanetti venivano fabbricati in varie misure e in vario formato. Gli esemplari a pianta ottagonale o, come nel nostro caso, a base esagonale presentano per lo più un intaglio di alta qualità e sono di dimensioni considerevoli, con un diametro di trenta o quaranta centimetri e un’altezza equivalente. Sul coperchio cuspidato compaiono ora figure di virtù in trono, ora una banda di foglie di rosa contro cui spiccano putti ignudi e alati che reggono usualmente due scudi, destinati in origine ad accogliere le arme dei due sposi. Sui lati dei cofanetti più curati sono scolpiti episodi di storie tratte da poemetti e romanzi in volgare trecenteschi, che talora rielaborano miti antichi; ogni cofanetto presenta sempre una narrazione unitaria e compiuta, svolta in più episodi, divisi agli angoli da formelle con uomini armati di scudo e mazza, che ha per protagonisti eroi dei miti antichi, quali ad esempio la Storia di Giasone, la Storia di Piramo e Tisbe, oppure, come quello qui presentato, la Storia di Paride. I libri di conti e le ricordanze dei mercanti toscani del XIV e XV secolo, le leggi suntuarie e le novelle dell’epoca permettono di ricostruire uso e funzione di questi cofanetti. Il forzierino era donato, quanto meno in Toscana, dal fidanzato alla promessa sposa quando i due cominciavano a frequentarsi per conoscersi, dopo che le famiglie avevano già definito gli accordi per il matrimonio, e prima che i due sposi scambiassero le promesse nuziali davanti a un notaio, il giorno del matrimonio. Era uso inviare lo scrigno ricolmo di gioielli tramite un giovane messo, talora accompagnato da un corteo benaugurante di fanciulle e fanciulli, che poi veniva utilizzato dalle donne per conservarvi le gioie e le lettere. In questo contesto le storie scolpite sui fianchi delle cassettine incarnavano messaggi ed ideali che il fidanzato proponeva alla futura compagna: esse celebravano dunque la bellezza muliebre e l'acume maschile (Paride), l’eroismo virile e la fedeltà (Giasone), l’amore eterno ed invincibile (Piramo e Tisbe), e così via.