CALAMAIO O PORTACANDELA, ITALIA CENTRALE, SECONDA METÀ SECOLO XVII
in maiolica dipinta a policromia con blu di cobalto nei toni azzurro chiaro, rosso ferro, verde ramina e giallo. Il corpo è composto da un’alta base triangolare su tre piccole zampe ferine con pareti ornate a rilievo e a risparmio su fondo rosso ferro, con un motivo “alla porcellana” a foglie sinuose e piccoli frutti che si propone sugli angoli come larga foglia di acanto, ed il piano ornato da tre arpie nei toni dell’azzurro e del giallo delineate secondo i canoni delle grottesche. Al centro della base un vasetto con piede a calice e alto collo dall’orlo arrotondato, dipinto a finte baccellature, sul quale poggiano tre scudi ovali in cornice a cartoccio ornati con due mani che si stringono davanti ad un piccolo albero. La forma con base triangolare si ritrova in rari oggetti del Ducato di Urbino variamente attribuiti alle fornaci di Pesaro, di Gubbio o di Urbino, nel caso dei grandi calamai con putti che sostengono un emblema. Si vedano in merito un portauova del museo di Pesaro con forma triangolare in collezione Mazza e i putti del magnifico calamaio-scrittoio del MET di New York (inv. n. 32.100.363a–f). Va sottolineata comunque come la presenza delle piccole zampe ferine sia generalmente più affine alle saliere derutesi, lasciando quindi aperta l’attribuzione, anche in considerazione del cosiddetto decoro alla porcellana che riproduce in rilievo l’ornato, tanto caro alle prime esperienze delle fornaci senesi in collaborazione con gli artigiani faentini e l’attestata produzione di calamai in botteghe prestigiose della città toscana fanno, che fanno riflettere sulla paternità dell’oggetto. La commistione tra più decori e la vicinanza a opere morfologicamente più tardive rispetto alle fonti decorative ci fa comunque pensare ad una datazione possibile verso la fine del XVI secolo. Riguardo all’utilizzo, la funzione di porta candela non ci pare percorribile per via della dimensione stretta dell’imboccatura, mentre invece la conformità con le ampolle porta inchiostro dei noti calamai urbinati ci pare più indicativa. Piace inoltre pensare che le mani intrecciate, generalmente legate al “patto amoroso”, si possano legare all’idea di missive amorose; cm 18,4x15,5x15,2
AN INKWELL OR CANDLEHOLDER, CENTRAL ITALY, SECOND HALF 17TH CENTURY
Bibliografia di confronto
M. Mancini Della Chiara, Maioliche del Museo civico di Pesaro, Pesaro 1979, n. 217;
M. Lucarelli, A. Migliorini Lucarelli in M. Anselmi Zondanari, P. Torriti (a cura di), La Ceramica a Siena dalle origini all’Ottocento, Siena 2012, p. 91 nota 63