GRANDE VASO A BOCCIA, VENEZIA, MASTRO DOMENICO E COLLABORATORI, 1560-1570 CIRCA
in maiolica dipinta a policromia in blu, giallo, giallo arancio, verde ramina in più tonalità, bianco di stagno, manganese nel tono del viola e del nero marrone; alt. cm 38,4, diam. bocca cm 17, diam. piede cm 16,5
A LARGE BOULBOUS JAR, VENICE, MASTRO DOMENICO AND COWORKERS, CIRCA 1560-1570
Provenienza
Collezione William Stirling, Scozia;
Christie’s, Londra, 14 novembre 1977, lotto 164;
Collezione Paolo Sprovieri, Roma;
Semenzato, Firenze, 15 dicembre 2001, lotto 134;
Collezione privata
Bibliografia
H. Morley-Fletcher, R. McIlroy, Christie's Pictorial History of European Pottery, Londra 1984, p. 88, n. 9;
A. Alverà Bortolotto, Maiolica a Venezia nel Rinascimento, Bergamo 1988, p. 87;
G. Canelli, Maioliche veneziane del Cinquecento da collezioni private, catalogo della mostra Milano 1990, n. 19;
T. Wilson Italian Maiolica of the Reinaissance, 1996, pp. 447-450 n. 175;
P. Mazza in C. Ravanelli Guidotti (a cura di), “Maioliche della più bella fabbrica”. Selezione dalle Civiche Collezioni Bresciane e da collezioni private, cat. della mostra, Brescia 2006, pp.124-127, n. 33
Bibliografia di confronto:
M.P. Pavone, Maestro Domenico da Venezia e la spezieria del Grande Ospedale di Messina, in “Faenza”, LXXI, 1985, 1-3, pp. 49-66 n. 12 tav VII;
C. Ravanelli Guidotti, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. La Donazione Angiolo Fanfani. Ceramiche dal Medioevo al XX secolo, Faenza 1990, pp. 309-311, n.152;
C. Ravanelli Guidotti, Omaggio a Venezia. Maioliche veneziane tra manierismo e barocco nelle raccolte del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. II, cat. della mostra, Faenza 1998, pp. 43-44 n. 3;
T. Wilson (a cura di), Tin-glaze and image culture. The Mak maiolica collection in its wider context, Vienna 2022, p. 150 n. 104
Il grande vaso farmaceutico ha corpo globulare di grandi dimensioni e orlo gittato, secondo la forma comunemente nota come boccia. Il decoro, che si sviluppa attorno al corpo del vaso ad eccezione della spalla, che ospita un motivo a festone vegetale, rappresenta un paesaggio scandito da quinte costituite di alberi o rocce, entro le quali si intravvede su un lato un largo scorcio con una scena marina dominata da un veliero e sull’altro un personaggio a cavallo che galoppa in un paesaggio dominato da una città turrita con edifici e palazzi dai tetti cuspidati, centrati da una grande porta con fornice ad arco. La boccia, più volte pubblicata in passato, è attribuibile all’attività di Domenico de’ Betti detto Mastro Domenico da Venezia e della sua bottega, attiva tra il 1550 e il 1580, famosa per l’inconfondibile policromia dele proprie maioliche, caratterizzate dall’uso di smalti lucenti. Mastro Domenico, che aveva sposato la figlia del vasaro Jacomo da Pesaro, lavora a Venezia presso la contrada di San Polo e la produzione della sua bottega raggiunge grande fama alla fine del Cinquecento, soprattutto per la bellezza dei paesaggi rappresentati nelle sue opere.
Il confronto con un vaso del MIC di Faenza, nella collezione Fanfani, con un ampio paesaggio costituisce un valido caposaldo per morfologia e decoro, così come il confronto con altre opere a paesaggio pubblicate nel catalogo di una interessante mostra tenutasi alla Galleria Canelli di Milano nel 1990, in cui compariva anche quest’opera. Un vaso con paesaggio è presente anche nella farmacia di Messina, dove ricordiamo essere presente il raro vaso datato 1562 e siglato da Mastro Domenico, ed un ulteriore nuovo confronto ci deriva da un vaso del museo Johanneum di Graz (inv. n. 0754), di recente pubblicazione, con un cavaliere su un somaro e un paesaggio lacustre con città turrita, nella cui scheda si riporta una suggestiva ipotesi proposta da Maria Pia Pavone, riguardo a un’eventuale committenza di alcuni vasi a cura della Spezieria di Messina attorno al 1568. Ancor poco si sa riguardo ad un’eventuale committenza direttamente a Venezia o alla formazione del corredo messinese a seguito di più donazioni diverse, e tuttavia la ricerca di una committenza specifica per questi corredi e l’effettiva possibilità di un riconoscimento dei vari pittori rende ancor più affascinanti queste imponenti opere.