PIATTO, GUBBIO, 1525-1530 CIRCA
in maiolica dipinta in giallo, blu, arancio, verde, lustro dorato e rubino; diam. cm 24, diam. piede cm 8,8, alt. cm 3
A DISH, GUBBIO, CIRCA 1525-1530
Bibliografa di confronto
J. Giacomotti, Catalogue des majoliques des musées nationaux, Parigi 1974, nn. 678-680;
J. Rasmussen, The Robert Lehman Collection. 10. Italian Majolica, Metropolitan Museum of Art, New York 1989, p. 212 n. 130;
C. Fiocco, G. Gherardi, L. Sfeir-Fakhri, Majoliquesitaliennes du Musée des Arts Décoratifs de Lyon. Collection Gillet, Lione 2001, p. 142 n. 98;
E. A. Sannipoli in G. Busti, F. Cocchi (a cura di), Maiolica. Lustri oro e rubino della ceramica dal Rinascimento ad oggi, Perugia 2019, p. 156 n. 47;
E.P. Sani, italian Maiolica and other early Modern Ceramics in the Courtauld Gallery, Londra 2023, pp. 164-167.
Il piatto ha basso cavetto appena umbonato, balza leggermente incavata e tesa larga, e poggia su un anello appena accennato. La decorazione della tesa campita in blu prevede motivi graffiti e poi riempiti con abbondante lustro con elementi decorativi a cornucopie e girali, mentre al centro spicca la figura di un amorino in volo dalle ali multicolori in un paesaggio collinare appena accennato con il cielo a lustro illuminato dal tramonto. Lo stile della figura protagonista del decoro trova riscontro in una figura di Eros in piedi al centro di un paesaggio in un piatto di collezione privata recentemente pubblicato, ma caratterizzato da una tesa decorata a trofei, dove il pittore è attento all’anatomia riprodotta senza linee di contorno e fa un sapiente uso del bistro e del bianco di stagno. Un piatto di confronto più affine al nostro, raffigurante Eros bendato, è presente nella collezione del museo di Sévres (inv. n. 21055), così come il piatto databile al 1530 del MET di New York (inv. n. 1975.1.1107) ed il piatto della collezione Gillet di Lione (inv. n. 1912) con una tesa che mostra modalità di realizzazione prossime alla nostra, databile tra il 1526 e il 1530. Tutte le comparazioni comunque riportano al centro il protagonista, mentre la tesa è interessata da un fitto gioco di palmette e arabesche realizzati a lustro su fondo blu. Sono questi i piatti cosiddetti con tesa par elevage su fond bleu, una tecnica che trova particolare successo a Gubbio e che prevede la stesura del fondo blu a grosse pennellate a giro, scalfitta poi a stecca facendo risaltare lo smalto dipinto con piccoli tocchi di verde o di colore, mentre le restanti porzioni vengono decorate a lustro in terza cottura. Questo piatto è quindi un esempio peculiare della produzione della “formazione” di artisti presenti nella bottega di Mastro Giorgio Andreoli a Gubbio tra il 1525 e il 1540 circa. Per un’accurata analisi di questa tipologia, del suo significato e della sua funzionalità rimandiamo alla recente pubblicazione di un piatto analogo della Courtauld Gallery di Londra (inv. n. O1966 GP82).