IMPORTANTI MAIOLICHE RINASCIMENTALI

Firenze, 
mer 2 Ottobre 2024
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PICCOLO ALTARE DEVOZIONALE, URBINO, BOTTEGA PATANAZZI, 1570 CIRCA

€ 4.000 / 6.000
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PICCOLO ALTARE DEVOZIONALE, URBINO, BOTTEGA PATANAZZI, 1570 CIRCA

in terracotta smaltata e dipinta in policromia con bistro, giallo ocra, blu di cobalto, verde e nero di manganese; cm 27x22x17

 

A SMALL DEVOTIONAL ALTAR, URBINO, PATANAZZI WORKSHOP, CIRCA 1570

 

Provenienza

Palermo, Collezione Pilo-Pilo Bacci;

Roma, Collezione privata

 

Bibliografia di confronto

F. Sangiorgi, Documenti urbinati: Inventari del Palazzo Ducale (1582–1631), Urbino 1976, pp. 188–189;

T. Wilson in R. Ausenda (a cura di), Museo d’Arti Applicate. Le ceramiche, I, Milano 2000, pp.238-239 n. 247;

M. Cambareri, Italian Renaissance Sculpture in Maiolica and Glazed Terracotta in the Collection of the Museum of Fine Arts, Boston. In La statua e la sua pelle. Artifici tecnici nella scultura dipinta tra Rinascimento e Barocco, Galatina 2007, pp. 61–69;

Z. Sarnecka, Le piccole sculture maiolicate e il loro significato nelle case marchigiane del primo Cinquecento, in C. Guarnieri, G. Baldissin Molli, Z. Murat (a cura di), Pregare in casa, Roma 2018, pp. 265–278;

C. Paolinelli, Gruppo plastico con San Paolo Eremita e santʹAntonio Abate, in C. Ravanelli Guidotti (a cura di), La Grazia dell’Arte. Collezione Grimaldi Fava. Maioliche, Cinisello Balsamo 2019, pp. 68-69;

Z. Sarnecka, Experiencing La Verna at Home: Italian Sixteenth‐ Century Maiolica Sanctuaries and Chapels, The Institute of Art History, University of Warsaw, pubblicato 20 December 2019

 

L’oggetto devozionale raffigura san Francesco di Assisi in contemplazione del Crocifisso appeso in una grotta naturale; alla sinistra del santo una piccola acquasantiera scavata nella roccia, mentre sul lato destro è plasmata la figura di frate Leone, intento sorseggiare da una ciotola, seduto vicino a una fonte. Sul retro della roccia una grotta appena incavata e dipinta in nero di manganese a simularne l’oscurità. L’opera si inserisce nella produzione di piccoli santuari o cappelle su piccola scala creati nel XVI secolo, denominati nelle fonti come eremi o tempietti, con una possibile funzione devozionale all’interno delle residenze, probabilmente affine all’uso più diffuso delle targhe devozionali o delle cappelle lungo le strade. Questa particolare famiglia di opere è citata in un inventario del palazzo di Urbino del 1608 e se ne riconoscono alcune tipologie ben precise con la raffigurazione del Cristo o di santi in preghiera. Tra le varie rappresentazioni quella di San Francesco in romitaggio sembra la più idonea all’idea del raccoglimento privato, e proprio questo richiamo al santo è spesso presente su altri generi di opere di maiolica. Ed è rilevante a tal proposito ribadire come spesso la composizione “delle stigmate di san Francesco” in arte sia spesso basata sulla diffusione di stampe raffiguranti la scena, usate come fonte di ispirazione sia sui piatti in maiolica sia per la piccola scultura.

Zuzanna Sarnecka ha recentemente dedicato uno studio accurato sulla funzione, l’uso e il significato di queste sculture, elencandone le superstiti tuttora note, ed approfondendo non solo la loro funzione d’incoraggiamento della preghiera anche attraverso l’esperienza sensoriale, ma anche l’attenzione nella realizzazione, anche da parte di artisti rimasti anonimi, con indirizzi stilistici e esiti spesso molto differenti tra loro. In questa analisi ritroviamo un confronto suggestivo e pertinente per l’opera qui in studio, in un Eremo conservato al Museum of Fine Arts di Boston molto affine stilisticamente, ma con resa coloristica più intensa, e che pare ricondurre maggiormente, ma senza attribuzione certa, alle produzioni scultoree della bottega Patanazzi di Urbino. La scultura di confronto mostra San Francesco circondato dalla natura, mentre contempla il crocifisso e riceve le stimmate. La studiosa polacca nella analisi della scultura di confronto sottolinea come alcuni dettagli paesaggistici e la posa di frate Leone potrebbero essere ispirate dalla stampa di Marcantonio Raimondi tratta dalla xilografia di Dürer o alla xilografia stessa del maestro. L’opera di Boston sembra inoltre facilitare una serie di pratiche devozionali: come contenitore per l’acqua santa presente anche nel nostro, o la struttura dello schienale, che collega l'apertura ad un camino roccioso alle spalle del Cristo Crocifisso, una probabile connessione creata per consentire la combustione dell’incenso, ad arricchire ulteriormente l’esperienza devozionale. Un altro piccolo modello di Eremo, già pubblicato da Timothy Wilson, è conservato nelle Raccolte di Arti Applicate del Castello Sforzesco di Milano. A differenza dell’eremo di Boston e di quello in analisi il santo di Assisi è raffigurato in preghiera a mani giunte all’interno della grotta della Porziuncola trasformato in piccolo santuario, chiuso e dotato di finestre e altare, ma l’idea compositiva e gli accorgimenti per la devozione “tattile” sono i medesimi: sul retro l’imboccatura volutamente allargata dove, forse come nella nostra opera, probabilmente l’incenso poteva essere ospitato, oppure nello spazio ricavato nella roccia alla sinistra del santo. Dal punto di vista della realizzazione stilistica l’opera in esame si colloca come intermedia tra le scelte decorative e plastiche dei due confronti, testimoniando una certa libertà nella realizzazione dei tempietti, e comunque la disponibilità di modelli differenti all’interno della medesima bottega.

Questa rappresentazione del sacro forniva un modello per la pia vita quotidiana, e sembra riflettere la diffusione di oggetti religiosi con una precisa attitudine alla devozione privata e intima, assecondata anche dalla loro trasportabilità, sfuggendo alla categorizzazione di scultura o dipinto. Una moda che ben riflette quel gusto per la rappresentazione del quotidiano che ritroviamo anche nella piccola scultura di maiolica coeva di soggetto laico.