VASO A BOCCIA, VENEZIA, MASTRO DOMENICO E COLLABORATORI, 1560-1570 CIRCA
in maiolica dipinta a policromia in blu, giallo, giallo arancio, verde ramina in più tonalità, bianco di stagno, manganese nel tono del viola e del nero marrone. Sul fondo etichetta di provenienza ALTOMANI - PESARO; alt. cm 28,6, diam. bocca cm 13,4, diam. piede cm 12,2
A BOULBOUS JAR, VENICE, MASTRO DOMENICO AND COWORKERS, CIRCA 1560-1570
Bibliografia di confronto
D. Thornton, T. Wilson, Italian Renaissance Ceramics, A Catalogue of the British Museum’s Collection, Londra 2009, n. 62
T. Wilson, Maiolica: Italian Renaissance Ceramics in the Metropolitan Museum of Art, New York 2016, pp.268-271, nn. 94A-B e bibliografia relativa
R. Perale, Maioliche da farmacia nella Serenissima, Venezia 2021, pp. 95-96 n. 82
Il contenitore farmaceutico ha corpo globulare di medie dimensioni e orlo gittato, secondo il modello comunemente noto come boccia. La decorazione prevede sul fronte un ampio medaglione a fondo racchiuso in una corona robbiana fermata da nastri, centrato da cartiglio farmaceutico arricciato e dipinto con ombreggiature e elementi quasi naturalistici, occupato dalla scritta farmaceutica in caratteri gotici Latuga gtd e sorretto da due delfini. Ai lati del cartiglio due medaglioni, anch’essi incorniciati da corona robbiana, contenenti rispettivamente un ritratto femminile di tre quarti e uno maschile con il capo coronato di alloro e caratterizzato da volto corrucciato e barba in crescita. La restante superficie del vaso è dipinta con un motivo a trionfi con cartigli musicali che spiccano su un fondo blu cobalto segnato da graffiture, secondo l’uso della bottega veneziana di Mastro Domenico.
Le figure dei delfini a sorreggere il cartiglio compaiono in vasi di grande impatto decorativo, come ad esempio nell’albarello del British Museum con cartiglio farmaceutico associato a veduta paesaggistica e figure di personaggi (inv. n. 1852,1129.3). Il medaglione con cartiglio trova preciso riscontro in una copia di bocce conservata al MET di New York (inv. nn. 41100.274 e 41.100.275), una delle quali caratterizzata dalla presenza di due delfini a sorreggere lo stesso cartiglio e l’altra con la raffigurazione di una noce al posto del cartiglio. Timothy Wilson, che ha pubblicato le due bocce del MET, sottolinea come questa tipologia di vaso fosse popolare nella produzione veneziana a partire dalle prime opere, tra cui quelle databili al 1547 per l’ospedale di Messina; la letteratura su questi vasi è ormai vasta e lo studioso ci fornisce ulteriori confronti per queste tipologie di vasi, possibilmente in uso nelle dispense e farmacie dei grandi palazzi veneziani. Non passa inosservata la potenza dei ritratti, sia del vaso in analisi sia dei vasi di confronto, che trovano ispirazione nelle opere di pittura veneziana dell’epoca ed in particolare nei ritratti del Veronese. Il vaso per materia e qualità è attribuibile alla bottega di Mastro Domenico e collaboratori tra il 1550 e il 1570, distinguendosi dalla produzione corrente della bottega veneziana in virtù della cromia su fondo giallo quasi prevalente, presente persino a fare da sfondo al decoro sulla spalla del contenitore, per la presenza dei cartigli e dei trofei qui dipinti con particolare cura.