Giovanni Segantini
(Arco (Trento) 1858 - Schafberg (Pontresina) 1899)
PASTORA ADDORMENTATA
olio su tela, cm 30x50,5
sul retro: timbro della R. Dogana di Milano; sul retro del telaio etichetta della mostra "Ausstellung Italienischer Malerei des XIX. Jahrhunderts" e etichetta della mostra "Il Simbolismo in Italia"
Esposizioni
Ausstellung Italienischer Malerei des XIX. Jahrhunderts, Berna, Berner Kunstmuseum, 1944/45
Il Simbolismo in Italia, Padova, Palazzo Zabarella, 1 ottobre 2011 – 12 febbraio 2012
Bibliografia
M. Montandon, Giovanni Segantini, 1906, n. 22 (*)
M. Montandon, Giovanni Segantini, Bielefeld 1925, p. 21, n. 20, illustrato (*)
G. Nicodemi, Giovanni Segantini, Milano 1956, p. 36, n. 18 (foto ritoccata)
F. Arcangeli, M.C. Gozzoli, L'opera completa di Segantini, Milano 1973, n. 211, illustrato (*)
A.P. Quinsac, Segantini. Catalogo generale, vol. I, Milano 1982, p. 236 (foto ritoccate)
O. Cucciniello, scheda in Il Simbolismo in Italia, catalogo della mostra (Padova, 1 ottobre 2011 – 12 febbraio 2012) a cura di M.V. Marini Clarelli, F. Mazzocca e C. Sisi, Venezia 2011, fig. 1 pp. 77, 231
(*) Non si sa con esattezza a quale versione dell'opera si riferiscono.
"Il dipinto, che era stato esposto a Berna nel 1944/45, è riapparso sul mercato antiquario intorno agli anni 90: mi accorsi allora che si trattava di un ritrovamento importante. Riconducibile alla fine del periodo che Segantini trascorse in Brianza, cioè dall'uscita dell'accademia di Brera alla partenza per i Grigioni (1880-1886), va datato intorno agli anni 1883-84. E' già un'opera matura, particolarmente significativa dell'iconografia e delle qualità pittoriche del giovane artista esordiente sulla scena internazionale. Nel 1883 Segantini era conosciuto all'estero: era stato conferito la medaglia d'oro alla prima versione di Ave Maria a Trasbordo, in occasione dell'esposizione internazionale di Amsterdam.
I successi e lo sviluppo di una iconografia propria corrispondono a quel periodo relativamente sereno, prima dell'emigrazione: con la compagna Bice Bugatti e i due figli (Gottardo, nato nel Maggio 82 e Alberto, nel ottobre 83) l'artista vive a Carella, vicino al lago di Pusiano, in sodalizio con il pittore Emilio Longoni, stipendiato come lui da Vittore Grubicy in cambio della produzione artistica. Il paesaggio ameno di questa regione di laghi dalla verdeggiante vegetazione e dai contrasti di luce spesso velati dalla nebbia, determinano in lui una ricerca pittorica basata sulle sfumature di verdi, di grigi e ocre e su un sapiente uso del chiaroscuro; una visione pittorica che al contatto con la luminosità tersa delle Alpi Svizzere verrà sostituita dai toni chiari del divisionismo. Fu tuttavia questa pittura tonale, della quale il dipinto in esame è un esempio inconfondibile, a conquistare per primi gli olandesi.
Una indispensabile pulitura dovrebbe ridare all'opera una profondità e una leggibilità offuscate da vernici decomposte, restituendo ai volumi dei corpi un loro inserimento nello spazio ambientale ed una dolcezza nella presenza fisica degli esseri che è quasi sempre uno dei pregi del Segantini poeta della vita contadina. Potrebbe anche riaffiorare una firma in basso a destra, visibile in alcune fotografie anteriori riferibili allo stesso soggetto.
E' impossibile asserire a quale dei due dipinti da me pubblicati nel catalogo ragionato questa versione corrisponde né se si tratta di una terza versione del dipinto: erano tutte opere non rintracciate, pubblicate da fotografie ritoccate perché riprese dalla letteratura in testi in cui non sono riportate nemmeno le misure delle opere. Nella sua monografia del 1956 Nicodemi aveva pubblicato una fotografia che corrisponde senza dubbio al nostro dipinto. Tuttavia ne aveva frainteso il soggetto che titola "Il pastore addormentato". Come da lui indicato nei crediti, ne aveva ricavato la fotografia dall'archivio del Castello Sforzesco di Milano, che è stata la fonte della mia riproduzione n. 300. Nell'assenza di un iter completo di provenienze e di esposizioni, poiché le altre versioni non sono tuttora rintracciate e che potrebbero esser state esposte sotto altri titoli, rimando alle schede 299/ 300 e 301 del catalogo ragionato. Servaes parla di un dipinto "Gli inondati", ugualmente non rintracciato, il cui soggetto potrebbe corrispondere a questo.
Comunque sia, il dipinto illustra una tematica che, a partire della nascita dei figli, è fortemente presente nell'immaginario segantiniano e diventerà fulcro della sua opera: quella della maternità universale, che nella simbolica dell'artista s'identifica nella tenerezza della natura verso le creature. E' sera, una giovane madre, sdraiata sull'erba del campo sembra concedersi un attimo di riposo mentre suo bambino, quasi impaurito, si è accasciato contro di lei; sfinita dalla stanchezza, la donna ha trovato conforto in quel paesaggio montano che la presenza della pecora con il suo agnellino carica di valenza affettiva. Le due maternità sono contrapposte, spensierata quella della pecora, che con il piccolo forma un gruppo compatto che sovrasta la contadina e il bambino; faticosa quella della donna, che appare pure incinta e non è addormentata, come il titolo tradizionale suggerirebbe, bensì assorta nei suoi pensieri. Questa ricchezza iconografica costituisce il pregio maggiore del dipinto che nella resa pittorica regge il confronto con altri che hanno stabilito la notorietà dell'artista, ad esempio il coevo Giornata fredda di Novembre, oggi al Museo Segantini di Saint Moritz nel quale riappare lo stesso bambino e che ha fatto parte della mitica collezione Drucker di Londra".
Annie Paule Quinsac