Henri Matisse
(Le Cateau-Cambrésis 1869 – Nizza 1954)
FEMME AU MEDAILLON. 1937
Penna e inchiostro nero su carta vergellata.
mm 606x406.
Firmato e datato a penna “Henri Matisse 37”.
Al verso timbro “PM” (non su Lugt) in basso a destra.
Provenienza:
James Wise/Berggruen & Cie, Parigi
Galleria d’Arte Brera, MIlano (1961)
Galleria La Medusa, Roma (1964)
Si ringrazia Wanda De Guébriant per le indicazioni che
hanno consentito la schedatura dell’opera.
Di tutti gli artisti del primo novecento Henri Matisse è quello che
più compiutamente traghetta l’esperienza post-impressionista
nelle forme dell’ arte del nuovo secolo. Recepita l’esperienza
coloristica e figurativa maturata dall’eredità fin de siècle di Cézanne,
Van Gogh e Signac, Henri Matisse orienta il suo percorso
verso la ricerca del “carattere essenziale delle cose”, come ebbe
a scrivere nel suo “Notes d’un peintre” del 1908, elaborando
una ricerca artistica votata all’equilibrio, alla purezza e alla serenità.
Nel luglio del 1939, collegandosi a quanto già espresso nel saggio
del 1908, Matisse firma su “Le Point” una difesa dei suoi
disegni con l’articolo dal titolo allusivo “Notes d’un peintre sur
son dessins”. Riconoscendo il debito formativo nei confronti
dei maestri antichi, dichiara esplicitamente che quell’ eredità
deve essere assorbita ma poi dimenticata in favore del raggiungimento
di una maggiore sintesi espressiva personale. Così la
linea semplice della penna diventa strumento di quella ricerca
di sintesi ed essenzialità, simile ad una scrittura di nero su bianco
che non ammette indecisioni o pentimenti; se l’opera non
riesce si getta via e si ricomincia da capo. Tutti i suoi disegni, a
partire dalla fine degli anni Trenta, sono preceduti da studi preparatori
condotti con tecniche più complesse e meno scarne
del puro outline; la ricerca di luce e atmosfera, dell’espressione
dei volti, delle caratteristiche dei modelli, è progettata da studi
a matita e gessetto sfumato; la loro declinazione finale è la sintesi
a penna. Sarebbe dunque erroneo interpretare i disegni
di Matisse come “schizzi” poiché la sintesi grafica è il punto di
arrivo e non la partenza. “Sono come un danzatore o un funambolo”,
scriveva Matisse, “che inizia la sua giornata con molte
ore di esercizio così che ogni parte del suo corpo gli obbedisca,
quando poi è difronte al pubblico vuole liberare le sue emozioni
in una successione di movimenti di danza lenti e veloci o in
eleganti piroette”.
Così nella metà degli anni Trenta realizza numerose serie nel
tema dell’artista e la modella e poi, agli inizi degli anni Quaranta
la sua famosa “Thèmes et Variations”, descrizione libera e guizzante
di volti femminili e nature morte. Del 1938 e fino al 1947 è
la traduzione in incisione di questa sua sua sintetica leggerezza
nelle linoleografie dove il nero assoluto del fondo esalta la sinuosa
velocità degli intagli bianchi.
Questa nuova cifra grafica costituirà un precedente fondante
per la storia e la tecnica del disegno del XX secolo.