Dipinti del Secolo XIX - II

115

Luigi Rossi

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Luigi Rossi

(Cassarate 1853 - Biolda 1923)

LA VIGNA DEL MAESTRO

olio su tela, cm 50x68

firmato in basso a destra

 

Esposizioni

Promotrice, Torino, 1875, n. 206

Esposizione delle opere di belle arti nel Palazzo di Brera, Milano, 1876, cat. 191

Mostre personali dei pittori Clemente Pugliese-Levi e Luigi Rossi, Milano, Galleria Pesaro, 1921, n. 128

 

Bibliografia

V. Colombo, L'Esposizione artistica di Milano, profili biografici: L. R., Milano 1882, pp. 128-133

R. Bossaglia, M. Bianchi, Luigi Rossi 1853-1923, Busto Arsizio 1979, p. 114 n. 16, tav, V

 

"Ma ecco che mentre matura il linguaggio di cui si è detto, il Rossi mette a fuoco tutta un'altra serie di sue scelte espressive. Per tornare al decennio '70-'80, quello degli esordi, il Giullare, presentato con successo all’esposizione di Brera del '77, ben lungi dal rappresentare, come voleva un critico contemporaneo, una testimonianza verista, è un quadro in linea con il Romanticismo scapigliato, e cioè è inserito nel gusto dell'iconografia "in costume" apertamente teatrale, che il Romanticismo storico aveva inaugurato e certa Scapigliatura – Cremona, ancora una volta, e poi Conconi – tenevano vivo accanto all'iconografia d'attualità.

Eppure due anni prima, con la Vigna del Maestro, il Rossi aveva preso ad esperire ricerche di tutt'altra natura: il quadro rusticano, dalla tavolozza a chiazze di luce, in una sorta di ampio punteggiato che sarà il suo modo di rispondere alle ricerche coloristiche del naturalismo europeo tardo-ottocentesco".

(in R. Bossaglia - M. Bianchi, Luigi Rossi 1853-1923, Busto Arsizio 1979, pp. 28-29)

 

"La caratteristica dell'ingegno di questo pittore è l'osservazione pronta e finissima, che sa cogliere il vero nel gran libro della vita e renderlo con efficacia sulla tela, condendolo spesso con un granellino di sale, che il giovane artista trova facilmente nella satirica sua vena. E' perciò che i quadri del Rossi incontrano il favore del pubblico, che vi si vede ritratto, e quello dei colleghi, che vi ammirano la felice scelta della composizione e la bontà del colore. Se il Rossi, invece che ai pennelli, si fosse dedicato alle lettere, sarebbe riuscito un simpatico novelliere o un critico d'arte argutissimo (...).

Il Rossi è un giovane serio dal quale abbiamo diritto di pretendere molto; non s'illuda per quanto ha fatto e per le facili lodi di cui lo hanno ricolmato finora; perseverando nello studio, col suo ingegno potrà fare molto ed assai bene, si da lasciare ai posteri qualche memoria del nostro meschinissimo tempo (...)".

(in V. Colombo, da L'esposizione artistica di Milano, profili biografici: L.R., Milano 1882, pp. 128-133, e in Lombardia, 13.7.1881)