90 ANNI DI ASTE: CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE

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ZUPPIERA CON COPERCHIO

€ 12.000 / 16.000
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ZUPPIERA CON COPERCHIO

Capodimonte, probabilmente periodo di transizione 1757-1762

 

Porcellana decorata con applicazioni a rilievo e fiori dipinti in policromia.

Marca “giglio azzurro” sul fondo

Alt. cm 30, diam. cm 23,5, largh. alle anse cm 30,5

 

 

Porcelain decorated with applications in relief and flowers painting in polychrome.

Mark "giglio azzurro" on the bottom.

H. 30 cm, diam. 23.5 cm

 

€ 12.000/16.000 - $ 15.600/20.800 - £ 9.600/12.800

 

Bibliografia

F. Stazzi, Capodimonte, Milano 1972, p. 217, tav. 4

A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. II, Busto Arsizio 1977, tav.XXI

 

 

Di forma circolare alta e compatta, la zuppiera è modellata a scanalature orizzontali che si richiamano alla cerchiatura dei mastelli in legno per il vino. Sia la vasca che il coperchio sono decorati con tralci, pampini e grappoli d’uva in rilievo, con aggiunta di gruppi di fiori di campo e frutti dipinti in policromia. Le anse, imitanti il ceppo della vite, sono colorate in un marrone verdastro, mentre il pomello riproduce un grande grappolo di uva nera.

Il tema decorativo della pianta di vite è ricorrente in tutte le manifestazioni di Arti Decorative e la sua fortuna ha radici lontane grazie al mito di Bacco, esaltato in tempi più vicini al Settecento dalla riscoperta durante il Seicento di soggetti arcadici e biblici come l’Ebrezza di Noè, Bacco e Arianna, L’Adorazione del Vitello d’Oro e soprattutto le Feste Dionisiache e l’Allegoria dell’Autunno, tutti temi ampiamente trattati dai pittori carracceschi.

L’arredo della tavola deve essere apparso fin dagli albori il luogo più adatto ad accogliere vasellame che riecheggiasse i piaceri del vino. Sappiamo dai pochi documenti pervenutici che già nel 1744, quindi all’inizio della produzione di Capodimonte, lo stesso Giuseppe Gricci, il grande scultore-modellatore della fabbrica, aveva modellato la forma “…di un piattino che dinotava una fronda di vite e il modello della chicchera corrispondente…” (C. Minieri Riccio, Delle porcellane…, 1878, p. 11). Possiamo quindi ragionevolmente affermare che i tralci e i pampini in rilievo, insieme ai fiori Kakiemon, siano stati tra i primi fregi decorativi utilizzati per arricchire le forme del vasellame di Capodimonte.

Ritornando alla nostra zuppiera, va detto che il motivo del mastello ricoperto di pampini d’uva ritorna in altri rari esemplari di Capodimonte destinati a completare dei serviti da tavola. A memoria di chi scrive esiste soltanto un’altra zuppiera identica alla nostra, conservata in una collezione svizzera, mentre ricordiamo due varianti sul tema utilizzate per dei secchielli con funzione di rinfrescatoio: una coppia con un decoro più stilizzato, privo di miniature policrome, con le doghe verticali evidenziate da un filetto in oro e le anse a ceppo interamente dorate (in collezione Perrone già al Museo Civico Gaetano Filangieri di Napoli, inv. nn. 69, 95) e uno più simile alla nostra zuppiera, con tralci di vite in rilievo e anche dipinti sulle doghe, ma privo del decoro floreale (A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. II, 1977, tav. XXII, in Collezione S.G.).

E’ comunque certo che questo decoro sia stato eseguito a Capodimonte oltre che per il citato documento del 1744, anche per dei frammenti di porcellana modellati a tino con tralci in rilievo rinvenuti nei pozzi di butto esistenti sotto l’antica fabbrica nel Parco di Capodimonte.

Nel caso presente si è scelto prudentemente di allargare il periodo di esecuzione al periodo di transizione – quindi fra gli ultimi anni di Capodimonte e i primissimi del Buen Retiro - per la presenza abbastanza insolita del decoro dei frutti dipinti affiancati ai fiori di campo, sebbene e nonostante il tipo di giglio in blu apposto sotto la vasca presenti tutte le caratteristiche di quello in uso durante il periodo napoletano.

 

Angela Caròla-Perrotti

 

Bibliografia di confronto

C. Minieri Riccio, Delle porcellane della Real  Fabbrica di Napoli, delle vendite fattene e delle loro tariffe, Memoria letta all’Accademia Pontaniana nella tornata del t aprile 1878, Napoli 1878, p. 11

A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. II, Busto Arsizio 1977

A. Caròla-Perrotti, a cura di, Le Porcellane dei Borbone di Napoli. Capodimonte e Real Fabbrica Ferdinandea. 1743-1806, catalogo della mostra, Napoli 1986, p. 76; p.145; scheda n. 95, tav. XXX, pp. 147-148