ALBARELLO
Montelupo, 1420-1450
Maiolica decorata in monocromia blu di cobalto
alt. cm 25; diam. bocca cm 11,7; diam. piede cm 10,8
Etichetta “Humphris C. n. 5” che ricopre un’altra etichetta circolare; etichetta stampata “22”
Sbeccature di usura all’orlo della bocca e al piede; segni di usura al calice; lievi felature
Corredato da attestato di libera circolazione
Earthenware, glazed and painted in cobalt blue
H. 25 cm; mouth diam. 11.7 cm; foot diam. 10.8 cm
Label ‘Humphris C. n. 5’ over another circular label; printed label ‘22’
Wear chips to rim and foot; wear to body; minor hairline cracks
An export licence is available for this lot
L’albarello ha una larga imboccatura con orlo angolato ed estroflesso tagliato a stecca. Il collo alto e svasato scende alla spalla, obliqua e dal profilo inclinato che si collega al corpo cilindrico. Quest’ultimo è unito al calice, anch’esso con profilo arrotondato, che lo collega con forte strozzatura a un piede piano appena estroflesso.
Il decoro è delineato secondo le modalità decorative del gruppo chiamato in “azzurro prevalente”. Sul collo corre un decoro a catenella continua, delimitata da linee parallele. La spalla mostra invece un motivo continuo a spirali inserite a riempimento di una linea sinuosa. Sul corpo, la decorazione è suddivisa in due metope che racchiudono rispettivamente una cicogna inserita in una riserva e circondata da un motivo a rosette e foglie di prezzemolo e una civetta circondata dallo stesso motivo decorativo. Gli animali, fortemente stilizzati, sono avvolti in una fitta tessitura di puntinature, spirali e fogliette. Tra loro è dipinta una fascia verticale con un decoro sinuoso continuo.
Joseph Chompret, pubblicando l’albarello, lo attribuiva a manifattura fiorentina e lo datava al 1460. Carmen Ravanelli Guidotti, analizzando un esemplare di dimensioni minori della collezione Fanfani e un altro appartenente alla raccolta Cora, sposa l’attribuzione alle manifatture di Montelupo ipotizzata da Cora nella sua monumentale opera.
La nuova classificazione proposta da Berti inserisce questo tipo di decorazione nel genere 10.1.1, superando la classificazione di Cora per famiglie: in questo caso la famiglia italo-moresca. Nella produzione italo-moresca compresa nell’arco cronologico dal 1410-20 fino al 1490 si incontrano generi di decori ben distinti, che denotano una sempre maggiore standardizzazione indotta dal decollo e dalla commercializzazione della produzione montelupina. Il genere più antico “a figura contornata”, realizzato in monocromia azzurra, è tra i più diffusi. La caratteristica principale è data dal collocare la raffigurazione principale all’interno di uno spazio riquadrato da una linea dal profilo irregolare che segue a distanza quello della figura protagonista. L’uso della foglia di prezzemolo è associata al decoro principale.
La datazione degli esemplari con decori “a figura contornata” è compresa tra il 1410-1420 e il 1450 e si distingue per il comparire di scelte cromatiche nuove con il progredire del tempo.
I confronti con il primo genere è supportato da rassicuranti analogie: la figura dell’animale all’interno della cornice non rimarcata in blu; la catenella lungo il collo e il motivo sulla spalla, riprodotti anche in sottogruppi successivi in modalità più corrive; infine i petali dei fiori non riempiti di colore. L’assenza nel nostro esemplare di tocchi di bruno di manganese, il cui utilizzo sembra attestarsi verso la metà del secolo ci fa propendere per la datazione alla prima metà del secolo; e anche l’uso della foglia di prezzemolo nei decori minori lo conferma.
Quest’opera viene dal mercato internazionale: oltre che nelle pubblicazioni già citate, abbiamo sue notizie nella collezione dell’antiquario Humphris di Londra nel 1970. Il vaso proveniva dall’asta della collezione Bak, al n. 20 del catalogo, dov’era attribuito a manifatture fiorentine del 1460 circa e ne veniva indicata la provenienza dalla collezione Aynard.
Il vaso è stato pubblicato da Chompret, da Bellini-Conti e da Cora.