ALBARELLO
Montelupo, 1440-1450
Maiolica decorata in monocromia blu di cobalto
alt. cm 22; diam. bocca cm 12; diam. base cm 12
Sul fondo etichetta stampata Galleria Pesaro/Milano; manoscritto numero 6
Intatto; usure allorlo, alla spalla e al piede
Corredato da attestato di libera circolazione
Earthenware, glazed and painted in cobalt blue
H. 22 cm; mouth diam. 12 cm; foot diam. 12 cm
Printed label Galleria Pesaro/Milano; handwritten n. 6
In very good condition; wear to rim, shoulder, and foot
An export licence is available for this lot
Il vaso apotecario ha unimboccatura larga con orlo piano appena estroflesso
e collo cilindrico breve terminante in una spalla carenata. Il corpo è
cilindrico e termina in un calice appena accennato, con una strozzatura che
finisce nel piede a base piatta con orlo arrotondato. Sotto la base, è
visibile unincisione scalfita dopo la cottura.
Il decoro, dipinto in blu di cobalto, è incentrato su una distribuzione
simmetrica in registri sovrapposti senza soluzione di continuità
La morfologia del contenitore è ben nota ed è tipica dei manufatti in
maiolica prodotti dalle officine toscane già nel corso del secolo XIV, ma
con massima diffusione nel corso del secolo XV.
Lalbarello proviene dalla collezione Ducrot, passata allasta a Milano
presso la Galleria Pesaro nel 1934 come opera di area toscana della metà
del secolo XV. Chompret già nel 1946 attribuiva questa serie di opere ad
area fiorentina, associando a questo alcuni altri pezzi come confronto: fra
questi, per esempio, lalbarello del Victoria and Albert Museum,
morfologicamente e stilisticamente assai vicino al nostro vaso.
Molti sono infatti gli esemplari di confronto, conservati nelle principali
raccolte museali del settore, ai quali si può fare riferimento. Fra questi,
ve nè uno conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge che presenta una
variante nella piccola ansa aggiunta appena sotto il collo; un altro è al
Museo di Berlino.
Recentemente Fausto Berti ha fornito unaccurata analisi di questa tipologia
di vasi raggruppando i confronti. Lo studioso fiorentino considera
lalbarello riconducibile alla produzione in blu prevalente nella versione
ispirata alla pittografia araba e pertanto definito cufico o meglio
pseudo-cufico. Si tratta di un uso decorativo medio-orientale che, oltre a
veicolare i versetti del Corano, fungeva da motivo ornamentale, rifacendosi
al vasellame di produzione dei vasai moreschi di Valenza, quello però
impreziosito dal lustro metallico. Questo decoro divenne un riferimento per
i vasari occidentali, che ne utilizzarono lintreccio compositivo a puro
scopo ornamentale. Tale modalità stilistica rimase in auge per circa un
cinquantennio, fino allincirca alla fine del 400: proprio per questa
ragione, la datazione è collocata nel periodo compreso tra il 1430 e il
1460 circa.
Un ulteriore confronto ci viene dallalbarello simile della collezione della
Cassa di Risparmio di Perugia, considerato di produzione montelupina e in
base ai confronti museali già citati datato agli anni 1440-1470.
Inoltre, un confronto a nostro parere molto prossimo allalbarello in esame
ci viene fornito dal vaso pubblicato da Berti in occasione della mostra
sulla maiolica di Montelupo: la datazione proposta per tale esemplare è tra
il 1440 e il 1450.
Abbiamo già accennato alla provenienza del vaso dalla collezione Ducrot,
passata allasta nel 1934. Nel 1970 fu venduto da Alavoine Antiquité di
Parigi, che lo datava al 1450.