Importanti Maioliche Rinascimentali

49

PIATTO

€ 12.000 / 18.000
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PIATTO

Pesaro, “1553”

 

Maiolica decorata a policromia in turchino, verde, rosso ferro, arancio, ocra, bianco e bruno di manganese nei toni del nero e del marrone

alt. cm 2,8; diam. cm 22,7; diam. piede cm 9,6

Sul retro, sotto il piede, in caratteri corsivi, delineati in blu di cobalto compare la scritta “Mercurio quando / ucise argo 1553”;

Sul retro, sotto il piede etichetta rotonda con manoscritta “FL40/11 (3)”; altra etichetta con manoscritta “6/£150

 

Intatto; lievi sbeccature all’orlo

 

Corredato da attestato di libera circolazione

 

Earthenware, painted in turquoise, green, iron red, orange, ochre, white, and blackish and brownish manganese

H. 2.8 cm; diam. 22.7 cm; foot diam. 9.6 cm

On the back, beneath the base, inscription in cobalt blue ‘Mercurio quando / ucise argo 1553’; round hand-written label ‘FL40/11 (3)’; hand-written label ‘6/£150’

 

In very good condition; minor chips to rim

 

An export licence is available for this lot

 

Il piatto, poggiante su un piede appena accennato, presenta un cavetto poco profondo, una larga tesa orizzontale e un orlo arrotondato listato di giallo. La superficie è interamente smaltata con abbondanza di materia e la decorazione la occupa interamente.

Sul retro tracce di colore verde sotto smalto e la scritta in caratteri corsivi delineati in blu di cobalto collocata al centro del piede: “Mercurio quando/ ucise argo 1553”.

Al centro della narrazione, appoggiato a una roccia, è raffigurato il pastore Argo, riconoscibile per il corpo coperto di occhi, addormentato al suono del flauto di Mercurio, seduto di fronte a lui. La composizione principale è compresa tra una roccia coperta da radici e cespugli, e un albero dal tronco sinuoso, la cui corteccia è ricreata con pennellate scure appena lumeggiate da sottili tratti bianchi. Alle spalle della roccia pascola una mandria di armenti, e tra loro forse anche la fanciulla Io, trasformata da Giunone in una mucca. Tutt’intorno un paesaggio lacustre con un paesino su cui troneggiano torri e palazzi, circondato da alte montagne dal profilo arrotondato. Sulla superficie del lago si scorgono delle barchette dalla forma ricurva: le sponde sono sottolineate dalla presenza di ciuffi di fiori rossi; in primo piano una fonte d’acqua.

Il fulcro della scena è dunque lo scontro dinamico tra i due personaggi. Il pastore Argo era preposto a sorvegliare Io, ma Giove, innamorato della fanciulla, mandò Mercurio per ucciderlo. Alla sua morte Giunone trasferì gli occhi di Argo sulla coda del pavone, suo animale simbolo.

Il pittore utilizza la versione di Ovidio, sposando però l’iconografia che prevede la distribuzione degli occhi su tutto il corpo del pastore.

Il piatto trova un preciso riscontro stilistico e morfologico in quello presentato al lotto 48 di questo stesso catalogo, al quale si rimanda per l’analisi stilistica e per la possibile attribuzione. E come il piatto appena ricordato anche questo all’inizio del Novecento faceva parte delle collezioni del Museo Nazionale Svizzero di Zurigo, come riferisce Mariaux in un suo articolo, dove propone l’attribuzione alla bottega durantina di Andrea da Negroponte.

Il piatto è stato presentato nell’asta di Palazzo Capponi a Firenze nel 1970.