PIATTO
Urbino, 1570-1580
Maiolica decorata in policromia con giallo, arancio, verde e bruno di
manganese
alt. cm 3,5; diam. cm 23; diam. piede cm 8,5
Sul retro scritta in bruno di manganese Crasitone:
Sul retro etichetta circolare con manoscritto numero 6176; sul retro altra
etichetta rettangolare dattiloscritta poco leggibile 6176/ VENEZIA/ 1565
CIRCA... PIATTO ISTORIATO/ DELLA/ BOTTEGA DI MAESTRO LUDOVICO
Intatto
Corredato da attestato di libera circolazione
Earthenware, painted in yellow, orange, green, and manganese
H. 3.5 cm; diam. 23 cm; foot diam. 8.5 cm
Inscription in manganese Crasitone
On the back, beneath the base, round hand-written label 6176; rectangular
label, typewritten with 6176/ VENEZIA/ 1565 CIRCA... PIATTO ISTORIATO/
DELLA/ BOTTEGA DI MAESTRO LUDOVICO (hardly readable)
In very good condition
An export licence is available for this lot
Il piccolo piatto, poggiante su un basso piede ad anello, ha cavetto
piccolo e poco profondo e larga tesa orizzontale.
Sul fronte la decorazione mostra al centro Erisittone, accompagnato da due
personaggi, mentre abbatte un albero: dal tronco dellalbero esce un fiotto
di sangue. Sullo sfondo si staglia un paesaggio lacustre blu con montagne
dal profilo arrotondato; il terreno si presenta con zolle erbose interrotte
da ampie zone sabbiose cosparse di ciottoli rotondi.
Sul retro, ove i profili del piatto sono sottolineati da linee gialle, al
centro del cavetto si legge la parola Crasitone, delineata in corsivo in
bruno di manganese.
La scena ci riporta alla mitologia ovidiana, tanto cara agli istoriatori
del 500. In Ovidio troviamo numerosi esempi di trasformazioni di esseri
umani in piante, ma soltanto in tre casi si tratta di piante sanguinanti.
Tra questi il mito di Erisittone (Ov., Met. XVIII, 779; 823-840), che
consapevolmente, in aperto spregio agli dè insieme a venti compagni osa
profanare un bosco consacrato alla dea Demetra abbattendone gli alberi, tra
i quali una quercia sotto la quale si nasconde una ninfa assai cara alla
stessa divinità scopo del disboscamento era ricavare il legname per
costruire una sala per i suoi banchetti. Demetra appare sotto mentite
spoglie a Erisittone e lo prega di interrompere la sua opera empia, ma
questi la minaccia; la dea quindi, manifestandosi apertamente lo punisce
condannandolo a patire una fame inestinguibile. Di conseguenza Erisittone
dilapiderà tutte le proprie sostanze e quelle dei suoi familiari.
Nonostante lindicazione tradizionale alle manifatture venete, lopera ci
pare più prossima alla produzione urbinate degli anni Sessanta del 500. Un
riscontro particolarmente attinente è stato individuato nel confronto con
alcuni personaggi e dettagli compositivi di un piatto del servizio Carafa
conservato al Museo Civico Medievale di Bologna e databile negli anni
1560-70. Nei due esemplari si notano infatti notevoli affinità come ad
esmpio nel modo di delineare i volti e il corpo dei personaggi, con
abbondante uso di lumeggiature bianche a dare rotondità alla muscolatura;
assai simili sono anche la mano del personaggio femminile in corsa sul lato
destro del piatto Carafa e quella del compagno di Erisittone vicino
allalbero. Inoltre, il modo di sottolineare lo sguardo dei personaggi con
il bruno di manganese si ritrova anche in alcuni volti raffigurati su opere
della bottega urbinate dei Fontana databili a partire dagli anni Quaranta.
Ci pare inoltre corretto associare il piatto in esame a oggetti di
dimensioni più prossime: si veda pertanto il piatto con Ercole e Deianira
del museo di Braunschweig, con il quale ci pare di ravvisare una vicinanza
anche nella grafia sul retro (in cui si legge Erculle e dianira), e quello
con Mosè nello stesso museo, entrambi databili alla fine del secolo XVI.