Importanti Maioliche Rinascimentali

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TONDINO

€ 15.000 / 20.000
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TONDINO

Castel Durante, bottega di Ludovico e Angelo Picchi, 1550-1560 circa

 

Maiolica decorata in policromia con arancio, verde, blu, bianco e bruno di manganese nei toni del nero

alt. cm 4,4; diam. cm 22; diam. piede cm 6,6

Sul retro, sotto il piede, iscrizione “apollo et panno

 

Restauro mimetico sul nella parte bassa del piatto; la rottura doveva essere netta: il restauro non inficia la lettura della scena.

 

Corredato da attestato di libera circolazione

 

Earthenware, painted in orange, green, blue, white, and blackish manganese

H. 4.4 cm; diam. 22 cm; foot diam. 6.6 cm

On the back, beneath the base, inscription in blue ‘apollo et panno’

 

On the back, mimetic restoration to lower part of the dish; the crack was probably sharp: restoration does not prevent reading the scene depicted on the plate

 

An export licence is available for this lot

 

Il piatto ha forma di tondino, con profondo cavetto, tesa obliqua, orlo arrotondato e piede ad anello appena rilevato e segnato di giallo. Il ductus della scritta sul retro è poco accurato.

La scena è centrata da una roccia impervia e da un albero dal tronco spoglio con una chioma a ombrello; sullo sfondo un paesaggio lacustre con alte montagne e una citta turrita; ai lati, sulla tesa, sono dipinti uno di fronte all’altro Apollo che suona una lira da braccio, e Pan che suona la siringa.

Si tratta del duello tra Apollo e Pan secondo il racconto di Ovidio (Ov., Met. XI, 146-193). Il mito narra di come un giorno la divinità silvestre avesse voluto sfidare Apollo, pur consapevole di non poter competere con il suono della lira del dio della musica. Ciononostante vinse la competizione, ma solo grazie al giudizio di re Mida che, ignorante di musica, era stato scelto come arbitro.

Dal punto di vista pittorico si notano i volti appuntiti, gli zigomi ombreggiati di ocra e lumeggiati di bianco, i profili e le figure orlati di manganese. Il cielo e lo specchio d’acqua sono realizzati con sottili linee parallele che si ripetono nel segmento di luce di sfondo color arancio e, in modo più diluito, nella porzione che circonda il paesaggio. Due montagne sullo sfondo sono realizzate in blu, hanno forma quadrangolare e sono sormontate da una torre, anch’essa quadrata. Il paesino in riva al mare mostra una serie di edifici movimentati da una cupola, torri e alberelli. Una caratteristica particolare è l’abbondante uso del verde ramina nella realizzazione del prato nell’esergo, interrotto da un sentiero ocra punteggiato da ciottoli arrotondati realizzati in ocra, lumeggiati di bianco e arricchiti da un sottile ciuffo d’erba.

Come noto la favola ovidiana fu spesso raffigurata sulle maioliche, e questo soggetto in particolare fu utilizzato di frequente nelle opere attribuite alla bottega di Andrea da Negroponte datate tra il 1550 e il 1560 circa.

Tutte queste caratteristiche tecniche pittoriche e stilistiche ci indirizzano verso l’attribuzione: a tal proposito si vedano come confronto i numerosi piatti conservati al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo, tra i quali una crespina firmata che può essere considerata capostipite per le numerose attribuzioni ad Andrea da Negroponte di Castel Durante. Anche il bel piatto, conservato nel Walters Art Museum di Baltimora, che vede Apollo impegnato in un’affollata sfida con il sileno Marsia si aggiunge alla serie dei confronti raccolti da Johanna Lessmann, un lavoro ineludibile per la definizione del corpus di questa prolifica bottega durantina attiva dalla metà del ’500.

Studi più recenti – vista l’assenza nei documenti dell’epoca di notizie circa maiolicari chiamati “Negroponte” attivi a Castel Durante – suggeriscono di collocare il pittore fra quelli attivi nell’importante e prolifica bottega dei fratelli Ludovico e Angelo Picchi.