VASO OVOIDALE
Faenza, 1490-1510 circa
Maiolica decorata in policromia con verde, arancio, blu, turchino su smalto stannifero bianco e spesso
alt. cm 29; diam. bocca cm 11; diam. piede cm 11
Felatura passante alla base a partire dalla parte inferiore del corpo
Earthenware, covered with a thick white tin glaze and painted in green, orange, blue, and turquoise
H. 29 cm; mouth diam. 11 cm; foot diam. 11 cm
Heavy hairline crack to base extending from the lower part of the body
Il vaso ha un’imboccatura larga con orlo appena estroflesso e labbro piano tagliato a stecca. Il collo cilindrico si congiunge alla spalla, dalla forma arrotondata, che si apre in un corpo ovoidale; questo si restringe per chiudersi in un piede largo a base piana.
Lo smalto ricopre l’intera superficie e si presenta spesso, molto bianco e di ottima qualità. La decorazione è disposta a fasce concentriche che, alternando i colori verde, blu e giallo-arancio, interessano il collo e la porzione superiore e inferiore del corpo. La fascia principale del decoro si estende lungo il punto di massima espansione del corpo: qui campeggia un elegante tralcio fogliato sul quale s’innestano dei motivi a “palmetta persiana” che, arricciandosi, corre sopra una fitta ornamentazione a piccole spirali. Sul fronte del vaso compare il simbolo di San Bernardino in lettere gotiche, circondato da un rosario, il tutto racchiuso in un medaglione circolare incorniciato da una cordonatura dipinta in arancio. Sul fondo del vaso, all’altezza della strozzatura che precede la base, si apre nuovamente in una fascia con motivi che possiamo definire a “fiamme bernardiniane”.
Il decoro a “palmetta persiana” trova riferimento nel pavimento Vaselli in San Petronio a Bologna. Ravanelli Guidotti sottolinea come questo decoro sia in genere poco documentato sulle forme chiuse e presenta come confronti alcuni esemplari con questo tipo di ornamentazione, tra i quali un bel vaso globulare conservato nel Herausgegeben vom Kunstgewerbemuseum di Berlino, in cui l’ornato “a palmetta” più prossimo alle forme vaselliane è associato a motivi decorativi simili a quelli del nostro esemplare, che però mostra una variante fiorita con inusuali tocchi di verde. Anche nell’esemplare di confronto lo smalto risulta impeccabile e il decoro mostra colori accesi. Un altro vaso con caratteristiche morfologiche simili e appartenente alla raccolta della Cassa di Risparmio di Perugia è stato studiato da Wilson: qui il motivo a palmetta è presente in una versione verticale, più vicina a quella del pavimento Vaselli, ed è associato a uno stemma. Wilson sottolinea come questo tipo di decoro fosse diffuso in tutta la Romagna e anche in Toscana, dove perdura in forme attardate per tutto il ’500, associandolo a un altro contenitore, questa volta con decoro a trofei, conservato nella collezione Strozzi Sacrati e datato 1506. Nella stessa raccolta toscana si trova anche un vaso piriforme che mostra un decoro a palmetta persiana su girali molto ben delineato, già definito da Liverani come “un po’ calligrafico”.
In base alla forma, il vaso si può con miglior approssimazione assegnare a un periodo cronologicamente più avanzato rispetto al manifestarsi del motivo decorativo; possiamo quindi considerare il decoro come un’evoluzione dell’ornato originario. Nel libro dei conti di maestro Gentile Fornarini, pubblicato da Ballardini e analizzato da Ravanelli Guidotti, troviamo un aggancio cronologico assai utile, soprattutto per le forme chiuse: nel 1470 il Fornarini elenca le “bocce da spiciale con brieve in su”, probabilmente bocce con iscrizioni farmaceutiche; quelle senza “brieve”, suggerisce Ravanelli Guidotti, dovevano essere le bocce di dimensioni intorno ai 29-30 centimetri, i cosiddetti “vasi da mostra”: un esempio di questa tipologia è presente nella donazione Cora al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza. Si tratterebbe pertanto di una fase di transizione tra il 1400 e il 1500 e a tale periodo va associato il nostro vaso.
Il vaso compare nel catalogo dell’asta tenutasi a Firenze a Palazzo Capponi nel 1970.