Rinaldo Rinaldi
(Padova 1793 - Roma 1873)
STELE FUNERARIA DI PIETRO STECCHINI
gesso, cm 228x139x21 (parte centrale cm 180x120x10, trabeazione cm 49x136)
L'opera che presentiamo in asta è un gesso non coevo tratto da un monumento funebre di Rinaldo Rinaldi.
"La stele funeraria fu realizzata per essere collocata sulla tomba del bassanese Pietro Stecchini, deceduto nel 1839. Propone una rappresentazione sul pannello centrale, in bassorilievo, di un busto di profilo del defunto collocato su una colonna. L'effigie è abbracciata da una figura femminile avvolta in un peplo calligraficamente panneggiato, mentre dal lato opposto della colonna un piccolo genio funerario con la torcia rovesciata, simbolo funebre, si accosta mestamente alla colonna. La parte sommitale della stele è costituita da una struttura triangolare in stile classico con tre mascheroncini.
Il bassanese Pietro Stecchini (Bassano del Grappa 1822 - 1839) era l'unico figlio del più noto Pietro Stecchini (1784 - 1848), nipote acquisito di Giovanni Battista Sartori Canova, fratellastro di Antonio Canova, ed aveva sposato Antonietta Bianchi, nipote del Sartori.
Stecchini fu un personaggio determinante per Canova, tanto che coordinò, alla morte dello scultore nel 1822, i lavori di trasferimento delle opere dallo studio di Roma, in via delle Colonnette, a Possagno, un immane lavoro le cui vicissitudini fanno parte della storia della Gipsoteca di Possagno.
Questa stele funeraria costituisce una rilevante opera realizzata ad imitazione delle steli funerarie che Antonio Canova aveva già prodotto per Giovanni Volpato (Roma, Basilica dei SS. Apostoli) e le due steli per i coniugi Mellerio (Palermo, Palazzo Mirto); in particolare a questa di Pietro Stecchini può essere accostata la Stele funeraria di Giambattista Mellerio, commissionata al Canova nel 1811 da Giacomo Mellerio, nipote di Giambattista, che doveva essere collocata ai lati dell'altare della cappella di famiglia a Gerno in Brianza. Nella Stele Stecchini viene rappresentato a bassorilievo il busto di Stecchini diciassettenne su una colonna, e anche qui una figura femminile dolente e drappeggiata classicamente abbraccia il ritratto, come nella stele siciliana. In tutte e due le sculture un piccolo genio funerario, sulla sinistra accanto alla colonna, trattiene una fiaccola rovesciata, simbolo della morte. La novità della Stele Stecchini è la ghirlanda di fiori che circonda la colonna. Inoltre è stata conservata e riproposta la struttura a cuspide sommitale.
Il gesso in questione è un calco ricavato dal marmo, oggi conservato al Musée du Louvre nella sala delle sculture dove sono collocate anche le due opere di Antonio Canova. Il marmo fu acquisito dal Museo francese nel mercato antiquariale.
Dato il legame di parentela tra mons. Giovanni Battista Sartori Canova e Pietro Stecchini è naturale ritenere che la Stele sia stata richiesta direttamente ad uno dei collaboratori del Canova, dal Vescovo. Questi che era diventato l'erede universale dei beni dello scultore sapeva bene a chi rivolgersi per commissionare un'importante testimonianza da collocare sulla tomba a Bassano. Naturale anche la scelta di Rinaldo Rinaldi di imitare un importante monumento funerario realizzato dal Canova, il cui marmo si trova a Palazzo Mirto a Palermo, mentre il modello in gesso è collocato nella Gipsoteca di Possagno. Ovviamente il busto commemorativo è stato qui sostituito e altre piccole variazioni sono state introdotte: la più evidente è la ghirlanda di fiori sulla colonna. Come la versione in marmo, generalmente considerata come opera del Rinaldi, manifesta qui le più chiare derivazioni canoviane.
Rinaldo Rinaldi fu figlio d'arte, nato a Padova il 13 aprile del 1793 e morto a Roma nel 1873. Studiò inizialmente a Venezia all'Accademia di Belle Arti sotto la guida di Zandomeneghi e nel 1811 frequentò lo studio romano del Canova che soleva ospitare giovani artisti ai quali impartiva una pratica formazione. Nel 1830 diventò accademico di San Luca. Fu autore di molti gruppi, ritratti e monumenti funebri. A lui fu assegnata la realizzazione del monumento ad Ercole Consalvi nella chiesa di San Marcello, quello per lo scultore Carlo Finelli (1853) in San Bernardo alle Terme, le statue di Santo Stefano e di Papa Gregorio XIV in San Paolo fuori le Mura, una Madonna in Trinità dei Monti ed un bassorilievo con l'episodio del Trasporto della casa di Loreto (1862) per la facciata della chiesa di San Salvatore in Lauro. Tra le sculture vanno ricordate l'Adone ed un Busto di Tiziano nel vestibolo dell'Accademia di Venezia. Realizzò anche Cefalo e Procri (in più repliche), il busto del Petrarca (Padova, Duomo); il Monumento del Conte Cini (Roma, chiesa di Gesù e Maria), Adone e Chirone che ammaestra Achille (Venezia, vestibolo dell'Accademia). Sue opere sono conservate nelle collezioni pubbliche di Padova, Torino, Roma e Ferrara. A Venezia, nel 1827, partecipò alla realizzazione della tomba del Canova nella chiesa dei Frari. Legato da profonda amicizia a Leopoldo Cicognara, s'impegnò su sua richiesta in diversi lavori e dipinti, oggi dispersi; per la Certosa di Ferrara scolpì la Tomba di Venanzio Varano con la supervisione del Canova stesso. Nel 1848-49 partecipò ai moti rivoluzionari e fu per questo imprigionato dal Governo Pontificio. Le sue opere, improntate sempre ai canoni neoclassici tipici della scuola canoviana, esprimono grande abilità tecnica e perfezione di forma. Morì a Roma, dove trascorse gran parte della sua vita, il 28 luglio del 1873. Alcune sue sculture sono state descritte nel catalogo della mostra di Roma: Maestà di Roma. Da Napoleone all'unità d'Italia. Universale ed eterna, progetto S. Susinno, realizzazione S. Pinto con L. Barroero e F. Mazzocca, Milano 2003.
Sull'artista cfr: Musée du Louvre. Nouvelles d'acquisition du département des Sculptures 1988-1991, Paris 1992, pp. 100-102, n. 34; E. Lovely, Lettera di M.A.G. alla signora T.C.E. sulle opere dello scultore Rinaldo Rinaldi di Padova, in "Giornale sulle Scienze e Lettere delle Provincie Venete", n. XLIV, Treviso 1825; D.M. Grandesso, Pietro Stecchini. Un nobile bassanese tra battaglie e monete, in "L'illustre bassanese", n. 24 (luglio 1993)."
Mario Gudenzo (Direttore del Museo e della Gipsoteca Antonio Canova di Possagno, Treviso)