MATTONELLA DA PAVIMENTO DELLO STUDIOLO DI ISABELLA D’ESTE
PESARO BOTTEGA DI ANTONIO FEDELI (1493-1494)
Terracotta smaltata sul fronte e decorata in manganese nei toni del nero e del bruno violaceo, giallo ocra e blu di cobalto.
Cm 23,5x23,5x4,5.
La mattonella ha forma quadrata e buono spessore, il fronte è smaltato e decorato. Al verso è presente un profondo solco a forma di cerchio, espediente, questo, utilizzato per far asciugare prima la mattonella, per alleggerirla nel trasporto e per assicurarne un miglior ancoraggio al momento della posa.
La decorazione mostra un sole i cui raggi s’intrecciano a un cartiglio svolazzante che reca la scritta in blu di cobalto “PER UND/IXIR” in caratteri capitali: la profondità delle pieghe del cartiglio è ben realizzata grazie a sottili righe di ombreggiatura.
Il sole è dipinto in bruno di manganese, con un volto antropomorfo che s’intravede tra le larghe pennellate di manganese, che danno spessore alla sfericità dell’astro. Anche i raggi hanno uno spessore tridimensionale, sono a forma di cono e dipinti in giallo ocra e bruno di cobalto; intorno il calore irradiato è realizzato con elementi sinuosi. Lo smalto è povero e friabile, color crema, e mostra difetti di cottura, bolliture e puntinature.
La mattonella appartiene a una serie assai celebre, oggi custodita tra i principali musei del mondo (1), coerente per materia, dimensioni e decoro. Le mattonelle, di grande qualità artistica, appartenevano al pavimento che Giovanni Sforza fece realizzare per il cognato Francesco II Gonzaga e per la moglie Isabella d’Este per un camerino della Villa di Marmirolo (2). Dai documenti d’archivio sappiamo che Giovanni Sforza, Signore di Pesaro, aveva ordinato una grande quantità di mattonelle “quadrelle” secondo i desideri della cognata, che aveva precedentemente inviato il disegno del progetto decorativo (3). Le “quadrelle” arrivarono da Pesaro il 1° giugno e il 9 luglio del 1493 erano già in posa, come si evince da una lettera di Isabella d’Este, che ringrazia entusiasta il cognato.
Il pavimento reca le imprese dei Gonzaga e costituisce, anche grazie al corredo documentario che le accompagnano, un elemento cardine per gli studi sulla cultura del periodo.
La mattonella in oggetto riporta il motto “PER UN DIXIR”, motto di Ludovico II, e anche le altre mattonelle delle serie raccontano la storia dei Gonzaga attraverso le loro imprese: i leoncini di Boemia alludono al titolo conquistato dal Marchese Gianfrancesco nel 1433; la tortora sul nido e il motto “VRAI AMOUR NE SE CHANGE”, unitamente alla mattonella con il sole, si riferiscono al Marchese Ludovico; la cerva con il motto “BEDERCRAFT” si riferisce a Francesco I (1382-1407); lo scoglio con il diamante e il motto “AMUMOK” è stato interpretato come omaggio a Francesco I. E infine le imprese più antiche: il cane vigilante, la museruola con il motto “CAUTIUS”, la manopola con “buena fè non es mudable” in diverse versioni.
Lo studiolo di Isabella fu uno dei luoghi più preziosi del Rinascimento, ricco di opere artistiche realizzate dai più valenti autori del periodo. John Mallet ipotizza che anche l’autore dei disegni delle mattonelle dovesse appartenere al fortunato circolo culturale della Marchesa Isabella D’Este (4).
La bottega di produzione ci sarebbe invece nota grazie a una lettera datata 7 maggio 1496, nella quale Antonio Fedeli invia un sollecito per il pagamento per altri “quadri” che aveva dovuto realizzare, non sappiamo se come i precedenti, ma comunque per una nuova produzione (5).
Una recente analisi della documentazione parrebbe comunque confermare l’ipotesi della produzione nella bottega di Antonio Fedeli. Nella lettera ad Isabella d’Este il boccalaro si rivolge con un certo grado di confidenza, forse consentito per una vicinanza di parentela con l’erudita Cassandra Fedeli, allora presente nell’entourage della Marchesa (6), comunicandole di “aver fatto principiar li dicti quadri”, un’opera di bottega quindi.
Lo studiolo fu smembrato tra il 1519 e il 1520, dopo la morte del marchese Francesco II, per far posto ai nuovi appartamenti per la sposa di Federico Gonzaga: il nuovo progetto, ad opera di Giulio Romano, trasformò radicalmente la villa con il trasferimento dei gabinetti di Isabella d’Este nell’appartamento noto come “la Grotta”: i pavimenti furono modificati con un nuovo ornato ad ottagoni di produzione veneta (7).
1-Al Victoria and Albert di Londra (RACKHAM 1977, p. 62 n. 193, inv. 334-1903); al Jacquemart André e al Louvre di Parigi (OA6342 a-f); a Firenze (GIACOMOTTI 1974 pp. 44-46); al Fitzwilliam Museum (inv. C61-1927; POOLE 1995, n. 357); al Kunst und Gewerbe Museum di Amburgo (inv. 1908-7 in RASMUSSEN 1984, pp. 66-67). John Mallet ricorda la presenza di circa 40 mattonelle presenti nella collezione Portioli a Mantova (MALLET 1981, p. 173) e a Milano (BISCONTINI UGOLINI in AUSENDA 2000, pp. 239-243 nn. 249-256).
2- PALVARINI GOBBIO CASALI 1987.
3- VANZOLINI 1879, vol. I, p. 240.
4- MALLET 1992.
5- PALVARINI GOBBIO CASALI 1987, p. 156. È un elemento indiziario, non certo, ma assai probabile, data la provenienza del dono da Pesaro, dove la bottega dei Fedeli era tra le più importanti del periodo, documentata tra il 1458 e il 1508. Per un elenco aggiornato della documentazione d’archivio si veda CIARONI 2004, pp. 222 e segg., e pp. 97-117 per un inquadramento più dettagliato sui Fedeli.
6- CIARONI 2004, p. 54.
7- Forse per la scomparsa di Antonio Fedeli a Pesaro o forse più probabilmente per il mutare del panorama politico e dei rapporti tra Mantova e Urbino: i Della Rovere erano in quel frangente in esilio per volere di papa Leone X.