Importanti Maioliche Rinascimentali

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PIATTO

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PIATTO

DERUTA, PRIMA META’ DEL SECOLO XVI

Maiolica dipinta in policromia con verde, rosso ferro, giallo antimonio, blu di cobalto.

Alt. cm 8; diam. cm 39,5; diam. piede cm 13,5.

 

 

Il piatto ha forma concava liscia senza soluzione di continuità tra tesa e cavetto e sul retro poggia su un piede piano ad anello rilevato. È smaltato grossolanamente anche sul retro, dove l’interno del piede è lasciato grezzo.

Sul fronte mostra una scena evangelica con l’incredulità di San Tommaso. Il santo è raffigurato di profilo con la mano destra protesa a toccare il costato ferito nel punto indicato dallo stesso Cristo che, con la mano sinistra, gli tocca una spalla quasi per incoraggiarlo: è quella la prova della sua resurrezione in carne e in spirito. Intorno alle figure si snoda un lungo cartiglio che recita: “MITE MANUM TUAM IN LOCHO CHLAORUM ET CREDI DERUT” (“metti la tua mano nel luogo dei chiodi e credi. Deruta”). La scritta, incorniciando la scena, ritaglia una riserva a sfondo blu, mentre il resto del piatto è campito da uno sfondo giallo. L’esergo è occupato da un pavimento a mattonelle triangolari bianche e arancio, mentre il bordo mostra un motivo a perline. Particolarmente interessante la parte finale del cartiglio con la parola “Derut”, che si riferisce molto probabilmente al luogo di produzione dell’opera.

Il soggetto ebbe indubbiamente successo presso le botteghe umbre e dell’Italia centrale come testimoniato dalla presenza di numerosi esemplari che lo riproducono con tecniche e scelte stilistiche differenti. La stessa scena è stata raffigurata su altri esemplari con cartigli differenti, come ad esempio quello conservato al Museo di Cluny (1). Un altro piatto è conservato al Victoria and Albert Museum (2) e raffigura la scena a decoro in blu e lustro dorato, databile per la decorazione della tesa al 1510 circa. Un terzo piatto, sempre di forma analoga e decoro in blu e lustro dorato, si trova nella collezione Di Ciccio a Capodimonte e mostra l’episodio racchiuso in una mandorla dorata con stile pittorico differente, più delicato, e con la tesa a foglie d’acanto, datato alla prima metà del secolo XVI (3). Un altro ancora, conservato al Museo di Deruta, con disegno in blu e lustro dorato (4) e con tesa suddivisa in comparti radiali è databile alla prima metà del XVI secolo.

Ricordiamo anche la presenza di altri esemplari: uno nella Scott -Taggart Collection (5), uno nella Von Beckerath (6), uno a Metropolitan Museum of Art di New York (7), e infine uno comparso sul mercato antiquario qualche anno fa (8). Prendendo poi in considerazione le collezioni private il numero potrebbe aumentare ulteriormente.

Il piatto in oggetto ha modalità stilistiche più rigide e corrive, il pavimento mostra una prospettiva poco sicura, ma si tratta di un tipo di scelta scenografica che vediamo presente in altre opere derutesi come ad esempio i piatti con San Girolamo dei musei francesi del Louvre e di Limonges (9). La scelta tecnica decorativa non prevede nel nostro esemplare l’uso del lustro bensì di una policromia varia, con sapiente uso del colore rosso ferro.

Infine la vicinanza stilistica con il piatto che raffigura un vescovo accompagnato dai santi Giacomo e Giovanni del Museo del Louvre (10), anch’esso dipinto in policromia e con una impostazione decorativa molto simile, viene datato al primo terzo del XVI secolo e presenta sul retro una B in blu scuro. Tutto ciò incoraggerebbe ad approfondire la ricerca verso il riconoscimento di una più precisa personalità artistica.

 

 

1 GIACOMOTTI 1974, p. 174, n. 587 con cartiglio JESUS NAZARENUS REX IUDEORUM.

2 Inv. 3036-1853, RACKAM 1977 n. 483 con cartiglio TOMA QVI ME VEDISTI ET CREDISTI.

3 Inv. DC92 (1958) Capodimonte, senza il cartiglio.

4 BUSTI COCCHI 1999, p.239 n. 154 con cartiglio che recita MITTE MANUM TUA IN LOCHO CRAORUM.

5 Italian Maiolica 1970 p. 28.

6 SCHMIDT 1913

7 Inv. 29100.93.

8 Morley-Fletcher 1984, p. 47 n. 6.

9 GIACOMOTTI 1974, nn. 605, 606.

10 GIACOMOTTI 1974, n. 480 p. 142-143 e RACKHAM 1915, p. 50.