Importanti Maioliche Rinascimentali

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PIATTO

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PIATTO

DERUTA, SECONDA METÀ SECOLO XVI

Maiolica dipinta in policromia con blu di cobalto, rosso ferraccia, giallo, arancio, verde rame in due toni, giallo antimonio, bistro e tocchi di manganese.

Alt. cm 8; diam. cm 38,2; diam. piede cm 13,3.

Sul retro tracce di etichetta con numero stampato ..61..

 

 

L’esemplare mostra la caratteristica forma dei piatti da pompa con un cavetto profondo e largo: la tesa è ampia e termina in un orlo rifinito a stecca appena rilevato. Il piatto poggia su un piede ad anello, anch’esso appena rilevato e forato in origine, prima della cottura, per consentirne l’esposizione. La foggia è quella tipica delle produzioni derutesi, destinata ad accogliere i celeberrimi ritratti di belle donne, stemmi nobiliari o soggetti importanti, come le immagini di santi e di eroi, in questo caso dipinti a policromia con tecnica a risparmio su fondo maiolicato bianco. Il retro è ricoperto da uno spesso strato di bistro con un sottile velo di vetrina.

Il decoro mostra un soldato, con elmo e armatura, seduto su una roccia erbosa mentre indica con la mano destra un punto in lontananza, e sostiene, con la sinistra, un’alabarda appoggiata alla spalla; una lunga spada pende al suo fianco. La scena è compresa in un paesaggio con quinte di alberi e rocce chiuso all’orizzonte da una città turrita, che compare dopo una serie di avvallamenti dal profilo arrotondato. Intorno, su rocce sparse, spiccano fioretti colorati dallo stelo sinuoso.

La tesa è decorata da un motivo a ghirlanda stilizzata con palmette e infiorescenze, che spicca su un fondo di colore giallo arancio molto carico.

Il piatto trova numerosi riscontri in molte raccolte: quelli conservati nel Museo Regionale della Ceramica di Deruta, coerenti per decorazione della tesa e per stile pittorico(1), ci spingerebbero ad avvicinare l’opera in esame all’ambito della bottega Mancini, attiva a Deruta alla metà circa del secolo(2).

Tuttavia il confronto con opere particolarmente vicine per impostazione decorativa della tesa, una con un cavaliere con cappello piumato che mostra un paesaggio stilisticamente coerente con il nostro, conservata al Museo Duca di Martina a Napoli(3); e un’altra decorata da un guerriero in armatura, raffigurato a mezzo busto(4), dimostra analogie stilistiche molto marcate, al punto che, se accostati ad altri esempi, si è portati a pensare all’esistenza di una bottega produttiva coerente. La datazione proposta da Luciana Arbace per l’opera del museo napoletano, unitamente allo stile decorativo, ci incoraggia a pensare a una ripetizione, ormai tradizionale, di motivi più antichi, spostando la datazione di qualche decennio, fino alla seconda metà del secolo.

Il confronto infine con un piatto conservato al Museo di arti decorative di Lione(5)  nel quale compare una figura di giovane con un violino ci porta a ritenere l’opera in esame più coerente con le produzioni più tarde della bottega che, pur mantenendosi ad alto livello, tendono a ripetere i decoro del maestro in modo più seriale. La datazione proposta da Carola Fiocco e Gabriella Gherardi per questo esemplare si basa sull’affinità del decoro della tesa con un piatto del Museo di Amburgo(6) nel quale compare lo stemma del papa Giulio III il cui pontificato si svolse dal 1550 al 1555.

 

1 BUSTI COCCHI 1999, pp.193 e 195 nn. 83 e 85; p. 196 n. 87, nel quale riscontriamo affinità nel dipingere il paesaggio di sfondo abitato da città turrite, alcuni dettagli della tesa, ma anche lo stile nel delineare la figura e infine i dettagli dei fiori che spiccano cadenti dalle rocce, ci conforterebbero nell’attribuzione

2 Per un accurato approfondimento sulla bottega Mancini e adeguata storia degli studi si rimanda a quanto scritto in FIOCCO-GHERARDI 1984, pp. 403-416.

3 ARBACE 1997, n. 44

4 GIACOMOTTI 1974, p. 147 n. 496, che pure nota il colore rosso molto carico, e propone secondo la tradizione una datazione alla prima metà del secolo.

5 FIOCCO–GHERARDI 2001, p. 54 n. 88 e bibliografia relativa.

6 Inv. 1905 in Rasmussen 1984, pp. 153-154 n. 113.