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Attribuito ad Orazio Gentileschi

€ 30.000 / 40.000
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Attribuito ad Orazio Gentileschi
(Pisa 1563-Londra 1639)
SANTA CECILIA
olio su tela, cm 110x79,5
al recto: numero d'inventario "207" dipinto in basso a sinistra
sul retro: sul telaio parte di una vecchia etichetta non leggibile con iscrizione a bistro; sul retro della cornice iniziali “S.C.” a bistro ed etichetta con iscritto “1915 proveniente dall’eredità Corsini Barberini”
 
Provenienza: collezione Barberini-Colonna;
collezione Barberini-Sciarra;
collezione Corsini;
collezione Antinori
 
Esposizioni: Artemisia Gentileschi. Storia di una passione, catalogo della mostra di Milano, a cura di Roberto Contini e Francesco Solinas, 22 settembre 2011-29 gennaio 2012, cat. 2
 
Bibliografia: G. Papi, Artemisia Gentileschi: Milan, in "The Burlington Magazine", 153, 1305, 2011, pp. 846-847; Artemisia Gentileschi. Storia di una passione, catalogo della mostra di Milano, a cura di Roberto Contini e Francesco Solinas, 22 settembre 2011-29 gennaio 2012, cat. 2, pp. 134-135 ill.
 
Il dipinto qui presentato è stato esposto e pubblicato da Roberto Contini in occasione della mostra tenuta a Milano nel 2012 su Artemisia Gentileschi, come opera giovanile di Orazio Gentileschi. Lo studioso nella sua scheda critica rileva come in questa Santa Cecilia l'artista mostri di saper unire i "troppo eversivi segnali" di Caravaggio con i "modi semplici e tuttavia veridici di suoi corregionali" come quelli "a marcia lenta" di un Agostino Ciampelli. Questa particolare fase stilistica del primo decennio del Seicento trova, secondo Contini, un riscontro con la Circoncisione della Pinacoteca Comunale di Ancona: "Nella grande pala marchigiana, come non cogliere nella fanciulla con chignon ultimissima a destra un taglio del volto mèmore sì di un Lilio, ma pur anche del menzionato Ciampelli?". Affinità stilistiche vengono riscontrate con altre opere di Gentileschi quali il Cristo portacroce di Vienna dove la mano della Maddalena mostra attinenze esecutive con la Santa Cecilia qui proposta. Lo studioso sulla base dei confronti sopracitati propone una datazione per l'opera tra il 1603 e il 1605.
Taluni richiami con la nostra opera si possono inoltre riscontrare con la figura di Santa Cecilia della pala d'altare della Pinacoteca di Brera di Milano, seppur d'impronta più caravaggesca.
Gianni Papi nella recensione alla mostra di Artemisia Gentileschi apparsa sul "Burlington Magazine" riteneva più probabilmente l'opera di ambito fiorentino "uncertain (...) more probably a Florentine work" (Papi 2011, p. 847).