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Francesco Botti

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Francesco Botti
(Firenze 1645-1711)
SANTA MARIA MADDALENA PENITENTE
olio su tela, cm 126,5x166,5
 
Il dipinto è corredato da parere scritto di Sandro Bellesi, Prato, 8 marzo 2013, di cui si riportano di seguito le parti salienti:
 
“(..) L’opera risulta riferibile, come indicano l’esame stilistico e antichi riferimenti orali tramandati dalla famiglia di appartenenza, a Francesco Botti, maestro lodato dai biografi settecenteschi e riemerso all’attenzione degli studi in tempi relativamente recenti (Bellesi 1996, pp. 63-138; con bibliografia precedente). Nato nel 1645, Francesco Botti, figlio del pittore Giacinto, dopo aver ricevuto una prima educazione sotto la guida del padre fu introdotto, ancora giovinetto, nel qualificato atelier di Simone Pignoni, artista con il quale collaborò per lungo tempo fino in età matura. Per completare degnamente la sua formazione compì, come tradizione, alcuni viaggi di studio, soprattutto a Venezia, città nella quale ebbe modo di studiare la pittura lagunare cinquecentesca e avvicinarsi al linguaggio di maestri coevi come Sebastiano Mazzoni e Antonio Carneo. Sicuramente autonomo a partire dal 1678, tempo della sua immatricolazione all’Accademia del Disegno, Botti, dopo il ritorno in patria, dette inizio a una fiorente attività, contraddistinta da pale d’altare e da dipinti “da stanza”, molto apprezzati dai committenti per la felice sintassi stilistica, orientata, in prevalenza, verso le sensuali immagini pignoniane, gli effetti fumosi delle pitture di Livio Mehus e la briosità inventiva di Cecco Bravo. Una maggiore aderenza agli orientamenti antiaccademici contraddistingue la produzione tarda del pittore, nella quale appaiono evidenti debiti dalla lezione di Pier Dandini e di Alessandro Gherardini. Artista assai apprezzato e stimato dai critici, Francesco Botti morì nella città natale nel 1711 (per una traccia biografica sul pittore si veda Bellesi 2009, pp. 92-93; con bibliografia precedente).
L’opera, databile con probabilità tra gli anni sessanta e settanta del XVII secolo, attesta come molte altre composizioni dell’artista una forte dipendenza dallo stile e dai modelli pittorici di Simone Pignoni. Lo stretto legame con il linguaggio pignoniano, ricorrente e costante nel percorso operativo di Botti, venne sottolineato con frequenza dai biografi antichi, in particolare dall’abate Orazio Marrini (...) (Marrini 1764, p. XXXXV).
Perfettamente in linea con gli insegnamenti di Pignoni, la tela con Santa Maria Maddalena penitente risulta, in effetti, un’originale rivisitazione di una nota composizione del maestro, ovvero la tela con Danae oggi conservata nella collezione Apolloni a Roma (Contini 1997, p. 60): opera più volte presa in esame da Botti come attesta, ad esempio, una versione, sempre con Danae, ubicata nei depositi delle Gallerie Fiorentine (Bellesi, Ricognizioni, op. cit., p. 90 nota 33 e fig. 6). Seppur variata per esigenze iconografiche, la tela in esame rivela affinità stringenti con il prototipo pignoniano nella particolare disposizione della figura, nella cura gestuale della stessa e nel dosaggio luministico. Affine all’opera risulta, ancora, un modellino apparso come autografo del maestro e poi assegnato alla bottega dallo stesso, apparso sul mercato antiquario nel 2001 (Baldassari 2008, p. 177 n. 4; con bibliografia precedente)”.
 
Bibliografia di riferimento: O. Marrini, Serie di ritratti di celebri pittori dipinti di propria mano, I, Firenze 1764; S. Bellesi, Ricognizioni sull’attività di Francesco Botti, in “Bollettino dell’Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato”, 1996, n. 63, pp. 63-138; R. Contini, L’influenza di Pietro da Cortona in Toscana, lui vivente: quale bilancio?, in Pietro da Cortona per la sua terra. Da allievo a maestro, catalogo della mostra a cura di R. Contini (Cortona), Milano 1997; F. Baldassari, Simone Pignoni, Torino 2008; S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del ‘600 e ‘700. Biografie e opere, I, Firenze 2009.