Pittore fiorentino, fine sec. XVI
MINERVA E LE MUSE SUL MONTE ELICONA
olio su tavola parchettata, cm 71x44 entro antica cornice laccata e dorata
sul retro vecchia etichetta iscritta "Monte dei Paschi di Siena" ed altre due etichette, di cui una iscritta "n.73. Zucchi / Concerto di Muse"
Provenienza
collezione privata, Firenze
La tavola qui presentata raffigura la visita di Minerva alle nove Muse sul monte Elicona,
narrata da Ovidio nel libro V delle Metamorfosi: “Alle mie orecchie è giunta notizia di una nuova
fonte, fatta scaturire dal duro zoccolo di Pegaso. Per questo sono qui: volevo visitare questa
meraviglia, perché ho visto nascere il cavallo alato dal sangue di Medusa”. Minerva viene infatti
rappresentata al cospetto delle Muse mentre una di esse le racconta della gara canora tra le
dee e le Pieridi, figlie del macedone Pierio, che osarono sfidare le Muse nel canto.
Il dipinto, proveniente da una collezione privata fiorentina, fu acquistato negli anni Settanta
dagli eredi con un riferimento di attribuzione al pittore tedesco Hans Rottenhammer (Monaco
di Baviera 1564-Augusta 1625) che fu attivo in Italia fino al 1606, sia a Roma che a Venezia,
e che ricevette importanti commissioni per la corte rudolfina. Benchè il soggetto di Minerva
e le Muse sul monte Elicona fu più volte affrontato da pittori fiamminghi, tra cui lo stesso
Rottenhammer, il nostro dipinto sembrerebbe tuttavia meglio riconducibile all’ambiente di
Jacopo Zucchi (Firenze 1541 circa-Roma1596), nella cui direzione ci porterebbero anche le
iscrizioni riportate sul retro della tavola.
Jacopo Zucchi, che fu allievo e collaboratore di Giorgio Vasari, partecipò alla decorazione
del Salone dei Cinquecento e dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio a Firenze e nel
1572 si stabilì a Roma dove fu accolto alla corte di Ferdinando I de Medici e si occupò della
decorazione della Villa Medici al Pincio acquistata da Ferdinando de Medici nel 1576, dove
affrescò sotto la guida dell’umanista Pietro Angeli, il soffitto della Sala degli Elementi, la Stanza
degli uccelli e il soffitto della Sala delle Muse, e per lo studiolo in noce del cardinale realizzò
anche numerosi quadretti di soggetto allegorico, su tavola o su rame, che costituiscono
la parte più suggestiva della sua produzione. Il nostro dipinto potrebbe quindi rientrare in
questa produzione di quadretti di piccolo formato realizzati da Zucchi a soggetto mitologico
e allegorico. Si tratta tuttavia di un’ipotesi che necessiterebbe di ulteriori approfondimenti.
In effetti il dipinto mostra corrispondenze stilistiche ma anche taluni caratteri non del tutto
affini con le opere di questo artista.