Benedetto Buglioni, 1490/1500 ca. (Firenze 1459/60-1521) MADONNA IN ADORAZIONE DEL BAMBINO TRA DUE ANGELI RECANTI UN CARTIGLIO rilievo in terracotta invetriata, cm 80 x 56 Provenienza: collezione Julius Bö Monaco; collezione Oskar Mulert, Berlino e Francoforte; collezione privata, Biella La scultura è accompagnata da analisi di termoluminescenza, Milano 14 marzo 2011 Lopera è corredata da parere scritto di Giancarlo Gentilini, Firenze, 25 febbraio 2012 Questo inedito, pregevole rilievo in terracotta invetriata, che per le dimensioni ragguardevoli possiamo supporre proveniente dalla cappella di una dimora gentilizia, si distingue per essere stato foggiato direttamente come esemplare unico, senza limpiego di un calco (tecnica assai più frequente in simili manufatti destinati alla devozione privata), come testimoniano sul retro le impronte lasciate nellargilla fresca dalla tavola di modellazione e le tracce degli utensili (mirette e lame) usati per scavare e assottigliare le parti in aggetto. Lopera, pervasa da unatmosfera rarefatta e sospesa, raffigura la Vergine in adorazione del Bambino disteso su di un giaciglio di fieno (la mangiatoia di cui parla il Vangelo di Luca narrando la Natività di Cristo), il quale protende le braccia verso la Madre con affabile tenerezza, mentre dallalto discende la colomba dello Spirito Santo, per opera del quale si compie il mistero dellIncarnazione del Verbo, e sullo sfondo del cielo compaiono due ricciuti angeli in vesti di diacono che, sostenuti da vaporose nuvolette, recano un ampio cartiglio dispiegato, sul quale un tempo si poteva leggere uniscrizione tracciata con colori a freddo (forse oro a missione) allusiva a Maria vergine o alla nascita di Cristo. Lopera, appartenuta ad importanti collezioni tedesche (Julius Bö Monaco; Oskar Mulert, Berlino e Francoforte), recava unattribuzione ad Andrea della Robbia indotta dallaffinità iconografica con due ben note composizioni replicate nella bottega robbiana in numerosi esemplari (Firenze, Museo del Bargello; Washington, National Gallery; etc.), che peraltro interpretano uno schema formale assai frequente nella pittura fiorentina di secondo Quattrocento a partire dalle celebri Natività di Filippo Lippi, come la pala dipinta intorno al 1455 per il convento di Annalena (Firenze, Galleria degli Uffizi) dove compaiono alcune soluzioni (le ampie ricadute del manto di Maria, gli angeli col cartiglio, etc.) che distinguono il nostro rilievo dalle Adorazioni di Andrea. In effetti, come rivela la tenera grazia infantile che caratterizza questa immagine, dove spunti della più aulica statuaria di Benedetto da Maiano e di Antonio Rossellino appaiono declinati con amabile ingenuità e una programmatica semplificazione formale, la sua paternità può essere ricondotta senza alcuna incertezza a Benedetto Buglioni: intraprendente scultore di formazione verrocchiesca responsabile di una prolifica produzione di terrecotte invetriate affine, negli aspetti tecnici e tipologici, a quella di Andrea della Robbia, ma più accessibile, improntata ad un dichiarato eclettismo stilistico e ad una maggiore semplicità di modi in consonanza con le esigenze della devozione popolare. Tratti peculiari dellattività del Buglioni sono del resto anche la modellazione increspata e vibrante delle vesti degli angeli, quella più composta ed essenziale del manto della Vergine, la densità cremosa dello smalto che presenta alcune tipiche imperfezioni (cavillature, una sensibile craquelure, accentuata dalladesione non uniforme dei pani dargilla cui pure sono imputabili alcune crepe di cottura), la tonalità cerulea del fondo, la connotazione pittorica del giaciglio e delle nuvole ravvivate da tocchi di giallo, i sottili grafismi che definiscono alcuni dettagli, come le sopracciglia della Vergine e lo sguardo vivace del Bambino. Ma conferma con maggiore evidenza una tale attribuzione la figura della Madonna, influenzata forse da un rilievo in terracotta di Benedetto da Maiano databile sul 1490 (Torino, collezione privata), che ricompare con qualche variante, nelle ricadute del manto e nellacconciatura del velo qui più castigata, in una Natività variamente riproposta da Benedetto Buglioni nel primo decennio del Cinquecento sia in forma di anconetta replicata a calco (Firenze, Museo del Bargello; già Firenze, Sothebys 1978; etc.) che di medaglione con sfondo di paesaggio (già Pesaro, collezione Altomani). Altrettanto possiamo dire per la postura del Bambino a braccia protese, come in varie tavole fiorentine di fine Quattrocento (Biagio dAntonio; Lorenzo di Credi; etc.), adottata nella bottega dei Buglioni per una tipologia seriale dispirazione crediana dove il fanciullo è sorretto da un angelo (Anghiari, Museo di Palazzo Taglieschi; Berlino, Bode Museum; etc.); ma anche per gli angeli dai panneggi mossi dal vento, simili a quelli danzanti inseriti da Benedetto in varie pale invetriate raffiguranti la Natività con ladorazione dei pastori, a partire da quella giovanile (1485/90) oggi allErmitage di San Pietroburgo, citando lancona marmorea scolpita da Antonio Rossellino intorno al 1470/75 per la chiesa napoletana di Monteoliveto. Infine, sono proprio le fattezze animate, allungate e un po fragili dei due angeli librati da ali poderose, insieme allimmagine più corposa e solenne della Vergine, modellata con un rilievo tendente allo stiacciato, a suggerire una datazione precoce, sullo scorcio del Quattrocento, negli anni di maggiore attualità dellarte di Benedetto