Giovane fauno Materia e tecnica: marmo bianco a grana fine, scolpito, rifinito a trapano e levigato Lessere mitologico è raffigurato con la testa in posizione frontale lievemente volta a destra, lo sguardo fisso davanti a se. I capelli sono modellati a ciocche mosse che si dipartono dal centro della nuca e sopra la fronte sono vivacemente trattati ad effetto bagnato con ciuffi ribelli rivolti verso lalto. Dietro a questi sporgono due corinbi di edera legati ad una tenia annodata sulla nuca. Lo scultore rende la natura semiferina del fauno attraverso un accentuato gioco di chiaroscuri; la fronte è ampia e distesa, le sopracciglia sono inarcate e le palpebre spalancate, gli zigomi sono nettamente sporgenti, il naso dalla radice ampia si impone nella struttura del volto, mentre la bocca dalle labbra carnose è semiaperta mostrando la chiostra superiore dei denti e generando due ampie fossette asimmetriche laterali terminanti nel mento sporgente e leggermente ricurvo. Lo scultore riesce con grande abilità tecnica a darci limmagine di giovinezza spensierata colta nel momento dellebbrezza dionisiaca. Produzione: vicino alla scuola di Afrodisias; per tradizione orale i restauri sono stati effettuati da Antonio Canova negli anni in cui esegui Paolina Borghese come Venere Vincitrice (1804-1808) Stato di conservazione: La testa è impostata su un busto dove sono indicati i muscoli del collo, le clavicole ed i pettorali montato su un basamento circolare in breccia di marmo rosso con liscrizione FAUNO piccoli danni e scheggiature diffuse; di restauro parte dellarcata sopraccigliare destra, la punta del naso ed il mento Dimensioni: alt. cm 57; alt. testa cm 22,7 Datazione: prima metà II sec. d.C. ed inizi XIX sec. Provenienza: Collezione Borghese, collezione Sambon, Walters Art Gallery Baltimora Cfr.: A. Sambon Collection des tê et des bustes, de lAntiquité du Moyen Age et de la Reinassance Exposé à la Galé Sambon du 6 à 20 mai 1929, n 17, p.4 et pl. VIII Scuola di Afrodisia Scuola di scultori sorta e sviluppata ad Afrodisia in Caria, famosa per la presenza di eccellenti cave di marmo, tra l'età augustea ed il IV secolo d.C. I suoi rappresentanti, noti da circa trentacinque firme, furono attivi non solo nella loro città , ma in tutto l'Impero romano, dando origine a numerose copie e rielaborazioni di opere antiche, nonché a sculture e decorazioni architettoniche originali. Caratteristica comune fu la predilezione, in una vasta varietà di motivi, per il colossale ed il fastoso, resi con accesi giochi chiaroscurali.