Giuseppe Zocchi
(Firenze 1716 - 1767)
CAPRICCI CON FIGURE IN RIPOSO TRA ROVINE CLASSICHE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 48x33,5
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Nella sua attività multiforme, Giuseppe Zocchi seppe alternare con versatile facilità l’obiettività rigorosa del vedutista in grado di definire l’immagine della città moderna alla vena apparentemente svagata dell’inventore di capricci di rovine e paesaggi bucolici.
Quest’ultimo aspetto trova la sua espressione più felice nelle numerose invenzioni, condotte a penna e talvolta ripetute a olio su tela, destinate all’Opificio delle Pietre Dure presso il quale, a partire dal 1754, Zocchi ebbe il ruolo di “Pittore dei Quadri e Lavori da farsi”, ovvero disegnatore e progettista, ottenendo così il riconoscimento ufficiale di una attività esercitata per la Galleria fin dal 1750.
È in questo contesto che nascono i suoi paesaggi d’invenzione popolati da “macchiette” alludenti alle Stagioni o ai Cinque Sensi, o semplici presenze tra rovine classicheggianti. Suoi modelli, in quest’ultimo caso, gli artisti romani del secondo Seicento, come Giovanni Ghisolfi, o esatti contemporanei come Giovanni Paolo Panini e Andrea Locatelli, di cui talvolta Zocchi riprese testualmente le invenzioni, come nel Paesaggio con una Sibilla e la piramide Cestia. Non a caso, due tra i suoi paesaggi più belli arricchiti da scene popolari a piccole figure, vere e proprie “bambocciate”, furono attribuiti a Locatelli fino al ritrovamento delle incisioni che ne certificavano la paternità di Zocchi e la committenza dei marchesi Gerini.
È del 1751 il pagamento per la coppia di Rovine con figure tuttora conservate presso l’Opificio delle Pietre Dure a Firenze (A. Tosi, Inventare la realtà. Giuseppe Zocchi e la Toscana del Settecento, Firenze 1997, p. 142; riprodotte a colori alle pagine 144-45) di cui i dipinti qui offerti costituiscono la replica sostanzialmente fedele, o comunque priva di varianti significative. La delicata gamma cromatica, tutta giocata su toni freddi e luminosi in relazione alle tarsie marmoree che dai dipinti sarebbero derivate, è l’elemento distintivo del paesismo di Zocchi rispetto all’austero modello romano.