Simone Pignoni
(Firenze 1611-1698)
RUTH E BOOZ
olio su tela, cm 48,5x97
Provenienza
Firenze, Luca Serantoni, 1729
Già Firenze, collezione Lia Cisbani
Collezione privata
Esposizioni
Firenze, Chiostro della Santissima Annunziata 1729
Firenze, Palazzo Strozzi, 21 dicembre 1986 - 4 maggio 1987
Bibliografia
G. Cantelli, Mitologia sacra e profana nella pittura fiorentina della prima metà del Seicento, (I), in "Paradigma", 3, 1980, p. 167, fig. 84
G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, Fiesole (Firenze), 1983, p. 122, fig. 646;
Il Seicento Fiorentino, Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III, Pittura, catalogo della mostra, Firenze, 1986, p. 424, scheda 1.236;
F. Baldassari, Simone Pignoni (Firenze, 1611 - 1698), Torino, 2008, pp. 151-152, scheda 91a, fig. 91a
Passata sul mercato antiquario romano all’inizio degli anni Ottanta con l’attribuzione a Cecco Bravo, la tela è stata giustamente ricondotta da Giuseppe Cantelli alla mano di Simone Pignoni e successivamente messa in relazione con il pendant, per formato e argomento, raffigurante Rachele al pozzo (Il Seicento Fiorentino cit. p. 425, scheda 1.237). Le due tele sono inoltre citate nella Nota de’Quadri che sono esposti per la festa di San Luca degli Accademici del Disegno nel Chiostro della SS Annunziata del 1729 come di proprietà di Luca Serantoni.
Il soggetto del quadro qui offerto è tratto dal libro di Ruth, uno dei libri più brevi dell’Antico Testamento ma di prosa brillante ed efficace, che offre, in seguito al matrimonio dei due protagonisti, un messaggio di pace e speranza, nonché un rimando alla genealogia illustre della stirpe dei re davidici. Ruth è una giovane donna moabita rimasta vedova che rifiuta però di risposarsi per non abbandonare la suocera Noemi a cui è molto legata. Mentre spigola in un campo viene notata dal proprietario del terreno, Booz, che è anche parente di Noemi, ed è proprio questo il momento che viene rappresentato nella tela (2,5).
Noemi, desiderosa di fare di nuovo felice la nuora, le consiglia di persuadere Booz a prenderla in moglie: “Figlia mia, non devo io cercarti una sistemazione, così che tu sia felice?” (3,1) cosa che avviene dopo la rinuncia di un altro pretendente alla sua mano. Dall’unione di Ruth e Booz nascerà Obed, padre di Iesse e padre a sua volta di re David (4,17).
La qualità materica del quadro si presenta estremamente ricca e condotta con tocchi veloci, soprattutto nel paesaggio e nel cielo tempestoso, influenzato senz’altro dalla pittura sciolta e sfaldata di Cecco Bravo a sua volta tratta da suggestioni venete. Questa vicinanza con Cecco Bravo permette di datare l’opera agli inizi degli anni Cinquanta del Seicento, periodo a cui risale la loro collaborazione (G. Cantelli, Repertorio cit., p. 122)
La pennellata morbida, la gradevolezza del soggetto, nonché il formato contenuto, seppure con figure d’aspetto quasi monumentale, permettono di ascrivere l’opera al genere del quadro da stanza erudito e ricercato, secondo una tipologia molto amata nella pittura fiorentina del Seicento.