ALBARELLO
AREA FIORENTINA, METÀ SECOLO XV
Maiolica rivestita da smalto bianco decorata con lustri metallici.
Alt. cm 24,5, diam. bocca cm 10,5, diam. piede cm 9,9.
Provenienza
Collezione privata, Firenze;
Bonhams, Londra, 6 luglio 2010, lotto 116;
Collezione privata, Firenze
Bibliografia
M. Marini, Passione e Collezione. Maioliche e ceramiche toscane dal XIV al XVIII secolo, catalogo della mostra, Firenze 2014, pp. 86-87 n. 41;
A. Feit, C. Feit, Spanish Fayencen: 15 bis 19 Jahrhundert, Munchen 2012, p. 24
L’albarello ha corpo cilindrico, ristretto al centro, rastremato in basso e poggiante su piede ad anello. Il collo è alto con imboccatura larga dall’orlo appena aggettante, con profilo tagliato a stecca.
Il corpo è interamente ricoperto di smalto bianco anche all’interno e sotto il piede. Un motivo decorativo a fasce verticali parallele centrate da un ornato a steli sinuosi con fogliette tripartite, noto come motivo a “foglia di prezzemolo”, interessa la superficie del corpo, mentre il collo è abbellito da fasce parallele entro le quali si scorge un motivo continuo di ispirazione orientale. Si tratta di un decoro ispano-moresca che prese piede in Italia tra la fine del trecento e per tutto il quattrocento.
Il ductus pittorico incerto, la scarsa padronanza della tecnica del lustro e il supporto ceramico di qualità non elevata hanno fatto ipotizzare a Marino Marini, che ha lungamente studiato l’opera, che l’albarello possa essere stato prodotto in Italia forse per rimpiazzare un esemplare originale andato perduto. Questa pratica è documentata a Manises per conto di committenti italiani (1), e l’evidente ricerca di aderire il più possibile al modello ispanico sia nella morfologia sia nel decoro avvalorerebbe questa ipotesi.
Alcuni reperti con struttura e dettagli dell’ornato simili all’albarello in esame sono emersi in scavi da fornaci non lontano da Firenze (2), mentre riscontri di lustro di ispirazione derutese sono stati trovati negli scavi di Cafaggiolo, e nella zona di Montelupo dove sono stati riscontrati lustri di matrice iconografica moresca (3).
Un raffronto è stato individuato nell’albarello a lustro con segno della farmacia della “scala” in collezione privata (4), ma in mancanza di ulteriori riscontri che aiutino una collocazione produttiva più precisa, l’opera viene inserita in un panorama più ampio delle produzioni fiorentine della seconda metà del XV secolo, rappresentando una delle attestazioni più precoci dell’uso di lustri metallici in area fiorentina.
1 SPALLANZANI 1978, p. 73;
2 CORA 1973, tavv. 142, 143, 145;
3 BERTI 1997-2003, I (1997), tavv. 191-193, p. 303;
4 BERTI 1997-2003, I (1997), p. 203.