Importanti Maioliche Rinascimentali

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ORCIOLO

€ 18.000 / 25.000
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ORCIOLO

MONTELUPO, ULTIMO VENTENNIO SECOLO XV

Maiolica, corpo ceramico di colore beige chiaro; smalto color crema abbastanza lucente, la smaltatura si estende all’interno del contenitore e lascia scoperta la base. Dipinto in policromia con blu di cobalto, bruno di manganese nel tono del nero violaceo, verde ramina e giallo arancio.

Alt cm 30,5; diam. bocca cm 14,8; diam. piede cm 12.

Sotto le anse marca B in carattere capitale con tratto allungato che si interseca con un trattino minore a formare una croce.

 

Provenienza

Collezione Edgar Speyer, Londra;

Collezione Dr. Robert Bak, New York;

Sotheby’s, 7 luglio 1965, lotto 51;

Sotheby’s, 11 aprile 1978, lotto 103;

Sotheby’s, 7 novembre 2010, lotto 1;

Sotheby’s, 4 dicembre 2012, lotto 304;

Collezione privata, Firenze

 

Bibliografia

G. Cora, Storia della maiolica di Firenze e del contado. Secoli XIV e XV, Firenze 1973, tav. 220a;

M. Marini, Passione e Collezione. Maioliche e ceramiche toscane dal XIV al XVIII secolo, catalogo della mostra, Firenze 2014, pp. 110-111 n. 53

 

L’orciolo ha corpo ovoidale che si assottiglia verso il piede, che si presenta a base piana. Il collo, cilindrico, si alza appena e termina in un orlo leggermente estroflesso. Dalla spalla scendono fino alla parte più ampia del corpo due brevi anse a nastro a piega ortogonale.

Il collo reca una fascia decorata con un motivo a nastro intrecciato, mentre le anse sono adornate con un motivo a “penna di pavone” e mostrano sotto l’attacco inferiore la marca B in carattere capitale con tratto allungato tagliato. Il motivo a “penna di pavone” si estende su tutta la superficie del vaso ad eccezione di una porzione sul fronte, occupata da un ampio medaglione rotondo con cornice a ghirlanda, contenente uno scudo araldico della tipologia a “testa di cavallo” con emblema dei Ridolfi di Piazza di Firenze (d’azzurro al monte di sei cime d’oro alla banda di rosso passante accompagnato da una corona d’oro contenente due rami di palma decussati dello stesso).

Il decoro principale è considerato peculiare tra quelli che contraddistinguono le manifatture di Montelupo dalle maioliche d’importazione e dalle loro imitazioni in loco. Si ritiene che anche in questo caso le fonti d’ispirazione dovessero essere orientali, ed ebbero un discreto successo a Montelupo per tutto il secolo XV.

Marino Marini, autore della scheda di catalogo redatta in occasione della mostra tenutasi a Firenze nel 2014, si sofferma diffusamente sull’uso di questo impianto decorativo nelle stoffe, come testimoniato da numerose opere riproducenti personaggi facoltosi o oggetti di culto (1).

L’orciolo, unitamente alle varie tipologie di decoro su forme prevalentemente chiuse, ha numerosi esemplari di confronto: l’orciolo della collezione Otto Beit poi Adda (2), e quello dalla stessa raccolta Beit (3) poi confluito nella collezione Gillet (ora al Musée des Art Décoratifs di Lione), l’orciolo dalla collezione Glogowski (poi J.W.L. Glaisher, ora al Fitzwilliam di Cambridge -4) e quello della collezione E.L. Paget di Londra (5). Si ricordano poi un esemplare dalla collezione Cora (ora al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza - 6), uno della collezione Pringsheim (ora nella Lehman di New York - 7) e uno della collezione Ridout (adesso alla National Gallery of Victoria a Melburne - 8).

Una notazione finale sulla marca, che si ripete su esemplari cronologicamente collocabili tra la fine del XV secolo e gli esordi del nuovo secolo, ci indirizza verso una datazione più circoscritta. Il tipo di festone infatti secondo Marini è indicativo del periodo iniziale della produzione di tali decori: esistono inoltre testimonianze di simili ghirlande in frammenti da area fiorentina (9) databili tra il 1488 e il 1493. Gli altri elementi di decoro, quali la forma dello stemma e le caratteristiche morfologiche, indirizzano verso l’opera di una manifattura di Montelupo o di un vasaio montelupino attivo in una bottega fiorentina intorno al 1480.

 

 1 MARINI 2014, p. 110 n 53;

 2 RACHKHAM-VAN DEPUT 1916, p. 79 n. 745;

 3 RACHKHAM-VAN DEPUT 1916, p. 80 n. 746; CORA 1973, tav. 219c;

 4 POOLE 1995, pp. 115-116 n. 169;

 5 Sotheby’s, 11 ottobre 1949, lotto 13;

 6 BOJANI et alii 1985, p. 192 n. 478;

 7 RASMUSSEN 1989, pp. 22-23 n. 13;

 8 WILSON 2015, pp. 48-49 inv. 3866-D3 (con stemma Medici);

 9 SPALLANZANI 1990, pp. 277-281, tav LXII a,b.