capolavori da collezioni italiane

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Pittore di Amykos

€ 30.000 / 50.000
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Pittore di Amykos

(attivo 430-410 a.C.)

GRANDE ANFORA PSEUDOPANATENAICA A FIGURE ROSSE, PRODUZIONE LUCANA

in argilla arancio, vernice nera, suddipinture in bianco e giallo, coloritura arancio, modellata a tornio veloce. Alto bocchello troncoconico rovescio, collo troncoconico a profilo concavo con anello plastico, spalla obliqua, corpo ovoide con estremità inferiore allungata, anse a nastro  impostate dalla base del collo alla spalla, piede ad echino; alt. cm 68; diam. orlo cm 18,9

 

Reperto dichiarato di eccezionale interesse archeologico ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004

 

Corredata da lettera autografa di A.D. Trendall con attribuzione al Pittore di Amykos, in data 2 marzo 1965 e di certificato di termoluminescenza eseguito da Arcadia – Milano in data febbraio 2016

 

Il vaso si presenta con la parte inferiore allungata ed il fondo del piede risparmiati; sul collo catena di palmette a sette petali aperte a ventaglio e inquadrate da girali; sulla spalla e alla base delle anse  motivo a falsa baccellatura, sotto le anse grande palmetta a undici petali, aperta a ventaglio fra due coppie di girali ed infiorescenze; sotto alla prima fascia figurata un kyma ionico, sotto alla seconda meandro destrorso, interrotto da motivo a croce; all’attacco col piede motivo a raggera.

La decorazione è divisa in due fasce sovrapposte, divise fra i due lati. Lato A: sulla spalla è una figura di guerriero nudo, di profilo e gradiente a destra, con elmo corinzio dal lungo cimiero, sollevato sulla fronte, himation drappeggiato sulle spalle e ricadente sugli avambracci con lunga lancia e scudo circolare campeggiato da un polipo con i tentacoli in movimento; il giovane è raffigurato fra due fanciulle, vestite in maniera analoga con tenia fra i capelli ricci, peplo plissettato fermato sulle spalle da due fibule e cinto in vita, himation drappeggiato sulle spalle e sulle braccia in movimento una a destra e l’altra a sinistra. Chiudono ai lati la scena due giovani nudi con lancia, himation  sugli avambracci, uno dei due con elmo conico, che guardano verso la figura centrale. Lato B: scena di palestra, al centro un giovane nudo, volto a destra, con l’himation drappeggiato sulle braccia e lunga lancia nella mano sinistra è in atto di stringere la mano al pedagogo raffigurato anziano e calvo, volto a sinistra verso il giovane, con una parte del torace nudo lasciato scoperto dal chitone ed un lungo bastone terminante a T nella mano sinistra. Dietro a lui un altro giovane nudo, volto a sinistra di tre quarti, con una coppia di lance nella mano sinistra ed il piede destro rappresentato arditamente in prospettiva. Dal lato opposto della scena si trova una coppia affrontata di atleta e giovane donna con peplo plissettato ed una piccola oinchoe nella destra, in atto di versare il vino nella patera ombelicata che il giovane uomo le porge. L’atleta è raffigurato come di consueto nudo, con tenia fra i capelli, himation sugli avambracci, lancia nella sinistra e grande scudo circolare appoggiato sul terreno e all’inguine.

Nella fascia inferiore, partendo da una colonna dorica situata sotto una delle anse e che vuol richiamare la trabeazione di un edificio, si svolge una scena complessa in cui figure maschili di atleti nudi con mantelli drappeggiati sulle braccia e con lance o bastoni in mano sono rappresentati in corsa all’inseguimento di giovani donne abbigliate con pepli plissettati e tenie nei capelli, alcune con tralci vegetali nella mano destra. Al centro un erote alato e nudo, volto a sinistro rincorre una fanciulla con un tralcio vegetale nella sinistra; sotto ad una delle anse un giovane nudo seduto a destra su una roccia e retrospicente, con un bastone nella destra, osserva una donna in movimento verso di lui con uno specchio nella mano destra.

Si possono istituire confronti puntuali per forma e decoro con un’anfora panatenaica conservata a Napoli, inv. 2416 e 2418 ed un’altra a Monaco di Baviera inv. 3275.

Stato di conservazione: integra, alcune incrostazioni, lievi scheggiature e filature.

 

Il Pittore di Amykos è il più importante fra i pittori protolucani, come dichiarato dallo stesso A. D. Trendall, massimo studioso della ceramografia magno greca ed operò nell’ultimo trentennio del V secolo avanti Cristo. I vasi di sua produzione oggi conosciuti sono quasi duecentocinquanta e sono stati rinvenuti su buona parte del territorio italiano, da Siracusa fino a Marzabotto, ma ne sono conosciuti alcuni provenienti anche dall’Albania.

Si ritiene che il pittore fosse originario di Atene dove avrebbe cominciato l’attività di ceramografo per poi trasferirsi in Magna Grecia, probabilmente a Metaponto, dove avrebbe proseguito a lavorare sotto la guida del Pittore di Pisticci.

La prima fase di attività è, per stile e per contenuto, assai vicina alla produzione del Pittore di Pisticci, tanto che è difficile distinguere le due mani, in seguito la produzione del Pittore di Amykos rivela una più netta individualità, che sviluppa un proprio manierismo e si allontana dai modelli originari attici. Le frequenti scene d’inseguimento amoroso e di carattere dionisiaco mostrano immagini femminili slanciate e rigide nel loro abbigliamento, come nell’anfora che presentiamo in questo catalogo

La produzione più tarda del Pittore di Amykos dimostra quanto egli si sia allontanato dal Pittore di Pisticci: tuttavia fra le prime opere e le ultime c'è una continuità senza interruzione: tanto da spingere Trendall ad affermare che il Pittore di Pisticci e quello di Amykos siano in realtà solo due fasi di una sola personalità; allo stato attuale degli studi, però, mancano gli elementi materiali per affermare che i vasi del Pittore di Pisticci siano le prime opere del Pittore di Amykos.

Il vaso eponimo del Pittore di Amykos è una bellissima hydria conservata al Cabinet des Médailles di Parigi, n. inv. 442 (figg. 1-2) sulla quale è raffigurato il gigante Amykos legato ad una roccia, circondato da Medea e dagli Argonauti assieme a satiri e menadi, che sono le figure preferite dal pittore.

Nella leggenda greca Amykos risultava figlio di Apollo e di una ninfa della Bitinia ed era re dei Bebrici. Amykos non permetteva ad alcuno straniero di approdare alla sua terra e di attinger acqua alla sorgente prossima all'approdo, se prima non si fosse misurato con lui nel pugilato. All'arrivo degli Argonauti però venne vinto dal dioscuro Polluce; quindi legato o, secondo alcune versioni, ucciso. Al gigante era anche attribuita l'invenzione dei legacci (cesti) per il pugilato.

 

 

 

Bibliografia di confronto

N. Moon, in Papers of the British School at Rome, XI, 1929, p. 37;

C. Watzinger, in Furtwängler-Reichhold, III, 1932, pp. 346 ss.;

F. Magi, in Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, XI, 1935, p. 119 ss.;

A. D. Trendall, Frühitaliotische Vasen, Lipsia 1938, pp. 12 ss.;

A. D.Trendall, Handbook to the Nicholson Museum, Sydney 1948, pp. 317 ss.;

A. D.Trendall, Vasi antichi dipinti dal Vaticano: Vasi italioti ed etruschi a figure rosse, Città del Vaticano 1953, pp. 2 ss;

A. D.Trendall, A. Cambitoglou, The Red-figured Vases of Lucania, Campania and Sicily II, Vol. I, Oxford 1967, p. 45 n. 218a;

A. D.Trendall, Red-figured Vases of South Italy and Sicily, London 1989, pp. 20-21 nn. 11-19