capolavori da collezioni italiane

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STATUA DI ARTEMIDE

€ 80.000 / 120.000
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STATUA DI ARTEMIDE
PRODUZIONE NEOATTICA, FINE PRIMO SEC. A.C.

in marmo bianco a grana media, scolpito e levigato, alt. cm 130

La dea è raffigurata in posizione frontale con il piede sinistro leggermente avanzato e il destro arretrato ed insiste su una base quadrangolare; indossa un lungo chitone che arriva fino a terra e che ricade in pieghe cannellate di aspetto quasi metallico, aderendo al corpo e sottolineandone le forme; sopra il chitone è drappeggiato un mantello che scende a coprire in parte la veste con ricche pieghe a zig-zag ed è fermato sulla spalla sinistra da piccole fibule. I capelli scendono sui seni in lunghe trecce mosse e sono invece raccolti insieme sulla nuca. La dea indossa di traverso sul torace il balteo destinato a sostenere la faretra. Il braccio destro aveva l’avambraccio proteso, oggi perduto, mentre il sinistro era disteso lungo il fianco a sostenere l’abito. I piedi, accuratamente modellati, calzano sottili sandali; la parte posteriore della statua è sommariamente lavorata, probabilmente in quanto originariamente non visibile, ma i glutei sono messi in evidenza.

La dea è raffigurata in maniera iconica e concepita per una visione essenzialmente frontale e l’attenzione dell’osservatore è immediatamente catturata dal ricco panneggio del mantello che assume un’importanza quasi superiore alla figura della dea.

Stato di conservazione: priva della testa, dell’avambraccio destro e del sinistro; tracce di una grappa in bronzo per l’ancoraggio del braccio sinistro.

La statua che presentiamo può essere confrontata con due statue simili, sempre raffiguranti la dea Artemide e conservate rispettivamente una al Museo Archeologico Nazionale di Venezia n. inv. 59 (fig. 1), proveniente dal Legato Grimani del 1587 e l’altra al Museo Nazionale di Napoli, n. inv. 6008 (fig. 2), proveniente dalla Casa degli Olconii di Pompei e rinvenuta nel 1760.

La statua veneziana, proveniente dalla Collezione di Giovanni Grimani, patrizio veneziano e patriarca di Aquileia, fu donata alla Repubblica assieme al resto della collezione ed era nota già in antico; si tratta di un’opera di dimensioni inferiori alla statua qui in catalogo, essendo alta 111 cm, mentre l’Artemide della Collezione Blanc si può considerare a grandezza naturale, con i suoi 130 cm conservati, pur mancando della testa.

La scultura da Pompei è di dimensioni identiche a quella Grimani e conserva anche la testa sulla quale è stato fatto il calco per la scultura veneziana che ne era priva.

Ambedue le sculture raffigurano la dea in posizione gradiente, al contrario della nostra che è invece stante, ma l’abbigliamento della figura femminile identico nelle tre opere, la resa degli abiti con pieghe regolari e schematiche, in cui si nota l’interesse dell’artista per il particolare che assume esso stesso valore decorativo, assieme alla tendenza a schiacciare i volumi rivelano chiaramente le caratteristiche delle officine statuarie neoattiche, in particolare di quegli scultori avvicinabili alla cerchia di Pasiteles.

Il Neoatticismo è una corrente scultorea nata alla fine del periodo repubblicano ed è stato Heinrich Brunn a coniare questo termine nella sua Geschichte der griechischen Künstler pubblicata nel 1853, nella quale contrapponeva ai maestri dell'Atene classica, gli artisti attici i cui nomi comparivano in una serie di iscrizioni, trovate per lo più in Italia, seguiti dall'apposizione di ᾿Αϑηναῖος, qualificandoli scultori "neoattici". La produzione di questi scultori varia dalle opere plastiche a tutto tondo ai vasi in marmo ed anche ad altri oggetti con ornamenti a rilievo e si data principalmente al I sec. a. C.

Già a metà del II sec. a. C. nelle corti ellenistiche, come quella degli Attalidi a Pergamo e quella dei Tolomei ad Alessandria, si guarda alla scultura del periodo classico, del V e del IV sec. a. C. come ad un modello di riferimento; di conseguenza le opere antiche vengono copiate ed in parte rielaborate secondo un gusto tardo ellenistico dando così origine ad una peculiare serie di sculture in cui stili diversi sono avvicinati e fusi in una nuova unità. Una produzione caratteristica della corrente neoattica è costituita dalle statue ritratto: si tratta di opere dove, partendo da un tipo statuario classico ben noto, si inserisce sul corpo una testa ritratto del committente. Tra gli esemplari più famosi si possono prendere ad esempio la statua dell'imperatore Adriano al Museo Capitolino, il cui corpo riproduce il tipo dell'Ares Borghese di Alkamenes e la statua dell'imperatrice Sabina ad Ostia che si serve del tipo dell'Afrodite del Frejus di Kallimachos.

Dal momento che la nostra statua è priva della testa non si può sapere con certezza se raffigurasse la dea Artemide con i suoi attributi o una cittadina romana desiderosa di farsi effigiare con le vesti di una divinità.

 

 

Bibliografia di riferimento

G. Traversari, Sculture greche e romane del Palazzo Reale di Venezia, Venezia 1970;

Pompeii A.D. 79, catalogo della mostra, Boston 1978, p. 147, n. 82;

L. Sperti, Rilievi greci e romani del Museo Archeologico di Venezia, Roma 1988;

Le Collezioni del Museo Nazionale Archeologico di Napoli, Roma 1989, I, 2, p. 146 n. 257;

I. Favaretto, M. De Paoli, M.C. Dossi (a cura di), Museo Archeologico Nazionale di Venezia, Milano 2004