capolavori da collezioni italiane

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Sir William Hamilton

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Sir William Hamilton

(Henley-on-Thames 1730 – Londra 1803)

CAMPI PHLEGRAEI. OBSERVATIONS ON THE VOLCANOS OF THE TWO SICILIES

Naples, [Pietro Fabris], 1776.

 

[Rilegato con:]

 

Supplement to the Campi Phlegraei. Being an Account of the Great Eruption of Mount Vesuvius in the Month of August 1779.

Naples, [Pietro Fabris], 1779.

In folio (460 x 335 mm). Frontespizio tipografico; mappa della Baia di Napoli a doppia pagina, incisa nel 1776 da Giuseppe Guerra su disegno di Pietro Fabris e colorata a mano; [1] carta con "References to Plate I"; frontespizio calcografico colorato a mano, raffigurante sei quadretti con le Isole Eolie; pp. 3-90; [1] carta con licenza; frontespizio tipografico; [53] carte di testo alternate a [53] tavole calcografiche numerate II-LIIII e colorate a mano; frontespizio tipografico del Supplement; [1] carta con "References to Plate I"; frontespizio calcografico colorato a mano, raffigurante sei quadretti con l'eruzione del Vesuvio; pp. 1-29 [1]; [1] carta con la dedica a Ferdinando IV; [4] carte di testo alternate a [4] tavole calcografiche numerate II-V e colorate a mano. Completo. Legatura coeva in mezzo marocchino rosso a grana lunga con angoli, dorso a sei nervi e sette scomparti con fine decorazione dorata, titoli in oro al secondo scomparto, piatti, tagli e sguardie marmorizzati, rotella di fiori e foglie dorati ai piatti. Pagine occasionalmente ingiallite e tracce del tempo alla legatura, ma nel complesso copia ottima. 

 

Titolo e testo in inglese e in francese, su due colonne.

 

Provenienza

Lyons Library (ex libris araldico al contropiatto anteriore)

Asta Pregliasco, Torino, dicembre 1940 (scheda bibliografica)

Collezione privata

 

Bibliografia

Brunet III 31

Graesse III 205

Jenkins and Sloan, Vases and Volcanoes. Sir William Hamilton and His Collection, British Museum Press, 1996. Lewine 232. Lowndes II 989. Rudwick, Bursting the limits of time, 2005, p. 30

 

MAGNIFICO ESEMPLARE DELLA PRIMA EDIZIONE DELLA CELEBRE OPERA DI SIR HAMILTON SUI VULCANI ITALIANI, SPLENDIDAMENTE ILLUSTRATA DA 59 ACQUEFORTI CON FINE COLORITURA COEVA.

 

Unanimemente considerato un capolavoro editoriale ed uno dei libri più belli di tutto il Settecento, i Campi Phlegraei di Hamilton sono una pietra miliare sia nel campo dell'arte dell'illustrazione, sia nell'ambito della ricerca geofisica e vulcanologica.  

 

Il nome "Campi Flegrei", ovvero "terre bruciate dal fuoco", indica la vasta zona che comprende Napoli e i suoi dintorni, caratterizzata sin dall'antichità da vivace attività vulcanica. Difatti, il Vesuvio e le sue spettacolari eruzioni, e i luoghi che lo circondano, sono i protagonisti indiscussi di questa opera. Tuttavia, va rimarcato fin da subito che l'attenta ricerca vulcanologica condotta da Hamilton coinvolse anche altri vulcani del sud Italia, in particolare quelli delle Eolie e l'Etna, cui egli volle dedicare tavole e commenti.

 

Del modernissimo approccio di Hamilton all'indagine scientifica, che rese l'opera un testo rivoluzionario nell'ambito della vulcanologia, ci parla lui stesso nella lettera introduttiva dei Campi Phlegraei, indirizzata a Sir John Pringle, presidente della Royal Society di Londra, di cui Sir William era membro dal 1766. A differenza dei naturalisti del passato, le cui teorie erano state per lo più elaborate a tavolino, secondo Hamilton, apostolo della mentalità illuminista, la natura deve essere studiata con accurate e approfondite osservazioni dal vivo, che vanno poi raccontate nel modo più fedele e comprensibile.

 

Quindi, il testo dei Campi Phlegraei, costituito dalla serie di lettere inviate da Hamilton alla Royal Society tra il 10 giugno 1766 e il primo ottobre 1779, è sostanzialmente una cronaca dettagliatissima delle sue numerose ascensioni al Vesuvio ed escursioni alle zone limitrofe, attraverso la quale egli registrò ogni fenomeno vulcanico degno di rilievo e pervenne all'innovativa e fondamentale conclusione che l'attività dei vulcani ha un impatto determinante sulla superfice terrestre e sul modellamento del paesaggio.

 

Nella medesima lettera a Pringle, Hamilton descrive anche la genesi delle spettacolari tavole che adornano l'opera e la storia editoriale del libro. Fedele alla sua moderna metodologia scientifica, egli desiderava che la sua relazione fosse accompagnata da immagini che riproducessero in modo preciso e particolareggiato quanto da lui osservato. Commissionò il lavoro a Pietro Fabris, da lui definito "a most ingenious and able artist", e gli chiese di disegnare ogni località vulcanica visitata, oltre a campioni di rocce vulcaniche e a particolari eruzioni, come quelle del Vesuvio avvenute a cavallo tra il 1760 e il 1761, nella notte del 20 ottobre 1767 e dell'11 maggio 1771, e nell'agosto 1779, che è oggetto dell'intero Supplement ai Campi Phlegraei.

 

Hamilton supervisionò direttamente l'opera di Fabris, che lo accompagnava nelle sue escursioni. Infatti, i due uomini sono ritratti in molte tavole, il primo con un cappotto rosso, il secondo in blu. Pienamente soddisfatto del lavoro dell'artista, eseguito con "the uttermost fidelity" e "as much taste as exactness", Hamilton decise che quanto aveva inizialmente richiesto per sua personale soddisfazione fosse invece pubblicato a beneficio di un più vasto uditorio. Affidò nuovamente l'impresa a Fabris e se ne accollò le ingenti spese, richiedendo che le tavole riproducessero i disegni originali "with such delicacy and perfection, as scarcely to be distinguished from the original drawings themselves".

 

Non a caso, chiunque ancora oggi sfogli un esemplare dei Campi Phlegraei non può fare a meno di restare affascinato dal virtuosismo coloristico delle sue tavole, che, come scrisse Hamilton, sembrano davvero disegni originali. Ma le immagini di Fabris colpiscono anche perché interamente permeate dal concetto di "sublime", ottenuto mediante il contrasto tra una natura ritratta in tutta la sua vastità e potenza e le minuscole dimensioni delle figure umane che la abitano. Molte vedute includono infatti piccole scene di vita quotidiana, oltre a minute raffigurazioni di costruzioni, trasporti e flora locali.

 

I soggetti delle tavole includono: numerose immagini di crateri e stratificazioni laviche sul Vesuvio ed altri vulcani; panorami di varie località vulcaniche del territorio campano; illustrazioni di laghi e ampi scorci di paesaggio; spettacolari e drammatiche eruzioni notturne e diurne; vedute del golfo di Napoli e di Posillipo, di Pozzuoli, della Solfatara, di Porto Paone all'isola di Nisida, di Ischia, Ventotene, e Stromboli, dell'Etna da Catania, degli scavi al tempio di Iside a Pompei. Le tavole dalla 42 alla 54 riproducono campioni di tufo, pietra pomice, tipi di lava, marmo, curiose rocce vulcaniche. Le tavole del Supplement, a giusto titolo le più famose e riprodotte, sono ancora più scenografiche e meravigliose nella loro rappresentazione della straordinaria eruzione del Vesuvio nel 1779.

 

Ciascuna della 54 tavole dei Campi Phlegraei e delle 5 tavole del Supplement è accompagnata da una pagina di didascalie che descrivono con esattezza scientifica ogni dettaglio raffigurato da Fabris. In molte didascalie, Hamilton volle anche aggiungere quale fosse lo scopo di quella determinata tavola e cosa desiderasse dimostrare attraverso di essa.

 

Nobile di sangue scozzese e uomo dagli interessi poliedrici, Sir William Hamilton fu un illustre diplomatico, vulcanologo, archeologo, antiquario e collezionista. Crebbe alla corte di re Giorgio II, di cui la madre era l'amante. Inizialmente, intraprese una carriera militare, che abbandonò quando sposò la prima moglie, Catherine Barlow. Data la salute cagionevole di quest'ultima, nel 1764 chiese ed ottenne il ruolo di Ambasciatore Britannico presso il Regno delle Due Sicilie, carica che ricoprì fino al 1800. Si trasferì dunque a Napoli, dove, oltre ad adempiere ai suoi compiti diplomatici e ad accogliere presso le sue ville ospiti celebri come Mozart, Goethe e Horatio Nelson, si dedicò attivamente alle sue due passioni: il collezionismo di vasi antichi e lo studio dei vulcani.

 

Nel 1766, inviò alla Royal Society di Londra una prima cronaca dell'eruzione del Vesuvio avvenuta nell'estate di quell'anno, saggio grazie al quale fu nominato membro della prestigiosa società. Nel 1770, la relazione del suo viaggio all'Etna gli valse anche la medaglia Copley, il più elevato premio in ambito scientifico conferito dalla Royal Society.

 

L'amata Catherine morì nel 1782. Hamilton si risposò in seguito con Emma Hart, di 35 anni più giovane, rinomata per la sua bellezza e per la sua liaison con l'Ammiraglio Nelson. Lo scandalo ha ispirato il romanzo di Susan Sontag The Volcano Lover (1992).