DIPINTI DEL SECOLO XIX

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Cristiano Banti

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Cristiano Banti

(Santa Croce sull'Arno 1824 - Montemurlo 1904)

LA CONGIURA: IL RITROVAMENTO DEL CORPO DI LORENZINO DE MEDICI

olio su tela, cm 215x177,5

 

Provenienza

Eredi Banti, Firenze

Collezione Attilio Vallecchi, Firenze

Collezione E. Gagliardini, Milano

Collezione Mario Borgiotti, Milano

Galleria Bottega d'Arte, Milano

Galleria Sant'Ambrogio, Milano

Collezione Giovanni Matteucci, Viareggio

Collezione privata, Milano

 

Esposizioni

L'opera di Cristiano Banti pittore (1824 - 1904), Palazzo Pretorio, Prato, 1965, p. 19, n. 10

Momenti della Pittura Toscana dal Neoclassicismo ai Postmacchiaioli, Galleria Parronchi, Firenze, 1997, p. 15, n. 11, tav. 15

I Macchiaioli. Origine e affermazione della macchia 1856 - 1870, Museo del Corso, Palazzo Cipolla, Roma, 2000, p. 49, n. 1

 

Bibliografia

M. Borgiotti, Genio dei Macchiaioli, Milano 1964, II, pp. 392 – 395, tavv. 199 - 200

Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell’800, 3, Torino 1970, p. 22

I Macchiaioli, catalogo della mostra (Forte di Belvedere, Firenze, 23 maggio – 22 luglio 1976) a cura di D. Durbè, Firenze 1976, p. 69

G. Matteucci, Cristiano Banti, Firenze 1982, p. 344, n. 13

E. Spalletti, Gli anni del caffè Michelangelo, Roma 1985, pp. 155-157, n. 130

Ann. Allemandi, IX, 1991 - 92, p. 41

 

È la tela più importante che Banti abbia dipinto, per dimensioni e per impegno di elaborazione compositiva. Resa nota nel 1964 dal Borgiotti con il titolo La congiura, lo ha mantenuto invariato anche nella mostra pratese del 1965. Nel soggetto deve riconoscersi l'episodio del ritrovamento del corpo di Lorenzino dei Medici, così come le fonti lo riportano. Il riferimento al Morelli risulta ancora della tipologia dell’immagine. Tuttavia è evidente un'ampiezza d'interessi culturali, derivanti ancora dalla tipologia dell'immagine. Tuttavia è evidente un'ampiezza d'interessi culturale, derivati dalla comprensione della pittura francese di argomento storico della prima metà del secolo (oltre Delacroix soprattutto Decamps e Delaroche), che Banti ebbe agio di approfondire nel viaggio parigino del 1861. Il riporto dell'opera dal vecchio telaio ad uno nuovo ha restituito al dipinto le sue originali dimensioni, rispetto a quelle con cui era conosciuto finora (193x135); ciò induce a supporre, in via di pura ipotesi, che in uno stadio precedente tali dimensioni potessero corrispondere a quelle (178x116) di un quadro passato con il titolo La morte di Corradino di Svevia in alcune vendite tra il 1910 e il 1914.

 

(G. Matteucci, Cristiano Banti, Firenze 1982, p. 344, n. 13)