Attribuito a Pier Dandini
(Firenze 1646-1712)
LA MORTE DI CATONE
olio su tela, cm 143x194
Il dipinto qui presentato, raffigurante La Morte di Catone, mostra caratteri stilistici tali, uniti ad una freschezza nella pennellata, che permettono di accostare l’opera alla mano di Pier Dandini, uno tra i pittori più singolari e meritevoli di studio della seconda metà del Seicento fiorentino.
Il soggetto descrive il momento estremo di Catone Uticense, passato alla storia come campione delle virtù romane, fedele alla propria libertà politica e ai valori repubblicani di Roma.
Seguace della filosofia stoica e illustre oratore, Catone Uticense viene ricordato per rettitudine e fermezza ma soprattutto per essersi ribellato alla presa di potere di Cesare suo rivale, preferendo il suicidio all’arresto.
Catone trascorse le sue ultime ore leggendo alcuni passi del Fedone di Platone, il libro sulla sopravvivenza dell'anima dopo la morte, per poi trafiggersi il ventre con la spada esclamando: “Virtù, non sei che una parola”.
La scena descritta nel quadro è quella in cui alcune figure, accorse per medicare la ferita di Catone, assistono invece attoniti alla volontà dell’uomo di strapparsi le bende infierendo nervosamente contro i suoi visceri per arrivare prima alla morte.
La posa scorciata di Catone, la muscolatura possente resa con una pittura quasi sfrangiata, consentono di trovare punti di tangenza del nostro dipinto con opere note di Pier Dandini in alcune chiese fiorentine; in particolare con la figura del Battista nell’Assunzione della Vergine in Santa Verdiana e nella Decollazione di San Giovanni Battista in San Giovannino dei Cavalieri e con quella dell’infermo sanato nel Miracolo di San Vincenzo Ferreri in Santa Maria Novella.
Attento sempre alle novità artistiche, maturate attraverso i viaggi a Roma e Venezia, Pier Dandini fu sicuramente influenzato dalle opere di Luca Giordano da cui riprese il vigore e la prontezza esecutiva, mantenendo però un disegno, un tocco pittorico e una stravaganza tipicamente fiorentini.