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Giuseppe Bazzani

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Giuseppe Bazzani

(Mantova 1690-1769)

IL BANCHETTO DI BALDASSARRE

olio su tela, cm 275x235


opera dichiarata di particolare interesse storico-artistico ai sensi del decreto legislativo 42/2004
 

 

Esposizioni

Mostra del Bazzani, Mantova, Casa del Mantegna, 10 giugno - 15 ottobre 1950

 

Bibliografia

Mostra del Bazzani, Mantova, catalogo della mostra a cura di N. Ivanoff, Bergamo, 1950, p. 39

Bazzani, saggio critico e catalogo delle opere; Mostra del Bazzani in Mantova, Casa del Mantegna, 14 maggio - 15 ottobre 1950, a cura di N. Ivanoff, Bergamo, 1950, p. 50

 

 

La grande tela qui presentata, contraddistinta da un’esecuzione rapida e vibrante, è opera dell’artista mantovano Giuseppe Bazzani uno dei maggiori esponenti della pittura rococò in Italia.

Ispirata a una letteratura sia elegiaca che gesuitica, la sua sensibilità si esprime in un considerevole numero di opere in cui si possono cogliere anticipazioni al rococò veneziano e austriaco.

Questi aspetti derivano senz’altro dallo studio della pittura di Paolo Veronese e dei Bassano, ma anche dall’accostamento alle opere di Rubens, Grechetto e Domenico Fetti a cui si ispirò per gli originali, quanto improvvisi, giochi di luce e per i colori intensi.

L’episodio raffigurato nella tela è tratto dal libro di Daniele (V, 1-28) in cui si racconta che Baldassarre, ultimo re di Babilonia, nonostante l’assedio da parte di Ciro, preferì organizzare un banchetto anziché preoccuparsi della difesa della città. I commensali fecero inoltre libagioni nelle coppe e nel vasellame sacro del tempio di Gerusalemme che era stato a suo tempo depredato dal padre di Baldassarre, Nabucodonosor, durante la conquista della città.

L’empio festino venne però interrotto dall’apparizione miracolosa di una mano in atto di scrivere in aramaico il seguente verdetto: “Mene, Tekel, Peres,” ovvero “numerato, pesato, diviso” che nell’interpretazione di Daniele indica la condanna e la fine di Babilonia e del regno di Baldassarre: “Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine. Tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente. Il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani”.

Questa scritta profetica in aramaico si incide sull’architrave del colonnato che fa da quinta teatrale alla composizione; proprio verso l’alto si indirizza lo sguardo di Baldassarre che si identifica, oltre che per l’espressione angosciata, per il ricco copricapo di piume e per le vesti di un bellissimo cangiantismo. Intorno a lui gli invitati continuano a muoversi ignari e sorridenti nello spirito leggero e vaporoso del convito.

Per i contorni vibranti delle figure e per gli effetti luministici quasi lunari il dipinto potrebbe appartenere alla fase matura del Bazzani, sebbene non sia compito facile datare le sue opere essendo rare le notizie documentarie; è tuttavia plausibile, per affinità stilistiche, l’accostamento del nostro Banchetto con opere degli anni Cinquanta del Settecento come Ester e Assuero del Nationalmuseum di Stoccolma o la Figlia di Jephte del Museo del Louvre; in particolare con quest’ultimo quadro si ravvisa una forte similitudine tra la posa e l’espressione di Jephte e quella di Baldassare.