Giovanni Battista Maini
(Cassano Magnago, presso Varese 1690 – Roma 1752)
VISIONE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA
terracotta, 58x44x10
Opera dichiarata di particolare interesse culturale ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004
Bibliografia di riferimento
V. Golzio, Le terrecotte della R. Accademia di S. Luca, Roma 1933, p. 33;
J. Montagu, scheda in Art in Rome in the Eighteenth Century, cat. della mostra, Philadelphia, Museum of Art, Philadelphia 2000, pp. 261, cat. 133
Questa terracotta è un’altra versione, pressoché identica, del rilievo all’Accademia di San Luca di Roma, lì attestato fin dal 1830, quando è citato in un inventario con la corretta attribuzione a Giovanni Battista Maini. Possibile che il modello fosse lasciato all’istituzione romana dallo stesso Maini, poi principe dell’Accademia nel 1746 e ancora nel 1747, come morceau de réception subito dopo la sua ammissione nel 1728, quando erano stati accordati sei mesi allo scultore per fornire una prova delle sue capacità “non avendo alcun modello” in quel momento (Montagu, op. cit.; su tutta la carriera dello scultore cfr. ora Jennifer Montagu, Maini, Giovanni Battista, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 67, Roma 2006, pp. 199-201). La realizzazione della terracotta si legava ad un importante lavoro di Maini, la sua partecipazione ai lavori della cappella di san Francesco di Paolo che si apre nel transetto destro di Sant’Andrea delle Fratte, un cantiere diretto dall’architetto Filippo Barigioni tra il 1726 e il 1736: nel quadro di quell’impresa Maini eseguì, per lo sguincio a sinistra della finestra nella lunetta, un rilievo in stucco raffigurante appunto quel soggetto (Mario d’Onofrio, Sant’Andrea delle Fratte, Roma 1971, pp. 33-37; Alfredo Marchionne Gunter, Una segnalazione berniniana: i “Due Angioli di Marmo sbozzati” da casa Bernini a Sant’Andrea delle Fratte, in “Studi Romani”, XLV/1-2, 1997, pp. 100-101). Rispetto all’opera nella chiesa romana, la terracotta dell’Accademia di San Luca e quella qui in oggetto si distinguono per il diverso formato, perfettamente rettangolare: si trattava, quindi, non di studi preparatori, ma di repliche autografe da quell’invenzione messa in opera in Sant’Andrea delle Fratte, approntate in vista della consegna all’Accademia di San Luca di quel modello richiesto nel 1728. La terracotta qui in oggetto è in un eccellente stato conservativo (si confronti il particolare dell’Angelo che indica lo scudo con l’iscrizione CHA / RI / TAS con il medesimo passaggio nell’esemplare all’Accademia di San Luca), ma anche la qualità del modellato sembra superiore rispetto al pezzo donato nel 1728 alla raccolta dell’istituzione romana. Possibile, quindi, che Maini tenesse per sé il modello completamente autografo, indirizzandolo magari al collezionismo privato, in un momento in cui la sua posizione a Roma di “scultore primario” stava per essere sancita (1730) e onorata da una serie notevole di commissioni di grande rilevanza (dalla partecipazione ai lavori per le statue destinate al convento di Mafra in Portogallo, alla realizzazione del monumento funebre del cardinale Neri Corsini nella Cappella Corsini in San Giovanni in Laterano).
A.B.