Giuseppe Recco
(Napoli 1634-Alicante 1695)
NATURA MORTA CON PESCI, RECIPIENTI DI RAME E UN GATTO
olio su tela, cm 76x102
siglato “GR” sul piano di pietra
Esposizioni
Nelle antiche Cucine. Cucine, dispense, cuochi, ma anche oggetti d’uso, manufatti e documenti, Poggio a Caiano, Villa Medicea, 2015
Bibliografia
Nelle antiche Cucine, catalogo della mostra a cura di M.M. Simari (Villa Medicea di Poggio a Caiano, 4 luglio - 25 ottobre 2015), Livorno, 2015, pp. 186-187
Opera tipica di Giuseppe Recco, di cui reca peraltro le iniziali, la tela qui offerta presenta numerosissimi confronti con la produzione certa dell’artista napoletano ragionevolmente ascrivibile al settimo decennio del secolo.
Numerose opere datate a partire dal 1659 e fino agli anni estremi della sua attività consentono in effetti di ricostruirla secondo un percorso cronologico scandito da date certe, cosa abbastanza eccezionale nel panorama di questo genere pittorico.
Gli elementi compositivi della “natura in posa” qui in esame e la loro disposizione sul piano di pietra angolato, come del resto le dimensioni – importanti ma ancora relativamente contenute – suggeriscono una serie di confronti con opere datate dalla critica nella seconda metà degli anni Sessanta: in primo luogo con la Natura morta con pesci, crostacei e recipienti di rame nella raccolta Molinari Pradelli, anch’essa siglata, ma anche, per quanto attiene gli aspetti compositivi, con l’Interno di cucina in collezione privata a Napoli che, come il nostro dipinto, raccoglie su un piano di pietra disposto ad angolo una serie di alimenti rustici e un rinfrescatoio, certo su parziale esempio delle affollatissime cucine dello zio, Giovan Battista Recco (per entrambe le opere citate e per ulteriori confronti si veda la voce monografica curata da Roberto Middione in La Natura Morta in Italia (a cura di Federico Zeri), Milano 1989, II, pp. 903-911, in particolare le figg. 1091 e 1093).
Sono senz’altro i pesci, in ogni caso, il più originale contributo di Giuseppe Recco alla natura morta napoletana, e certo il più durevole se riflettiamo alla continuazione del genere attraverso le prove dei figli, Elena e soprattutto Nicola Recco: saranno loro a traghettare il genere nel nuovo secolo, dedicandosi alla raffigurazione esclusiva dei doni del mare che per Giuseppe Recco avevano costituito l’aspetto principale, ma assolutamente non l’unico, di una lunga carriera sempre segnata dalla sperimentazione e dall’attenzione a temi e modelli diversi.