UN SECOLO TRA COLLEZIONISMO E MERCATO ANTIQUARIO A FIRENZE

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Scultore attivo a Napoli nel secondo quarto del sec. XIV

€ 20.000 / 30.000
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Scultore attivo a Napoli nel secondo quarto del sec. XIV

prossimo a Tino di Camaino

(Siena 1280 ca. - Napoli 1337)

FRONTE DI SARCOFAGO CON IL CRISTO IN PIETÀ FRA LA MADONNA E SAN GIOVANNI EVANGELISTA DOLENTI

lastra a bassorilievo in marmo, cm 64x183

 

Opera dichiarata di particolare interesse culturale ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004

 

Bibliografia

R. Calamini e S. De Luca, in Le stanze dei tesori. Collezionisti e antiquari a Firenze tra Ottocento e Novecento, catalogo della mostra, Firenze, Palazzo Medici Riccardi, a cura di L. Mannini, Firenze 2011, p. 153, n. 2.

 

Questa rara lastra, che costituiva la parte frontale di un sarcofago a cassa (poi riadattato a fontana scalpellando le iscrizioni e i blasoni), pubblicata nel catalogo della mostra sul collezionismo e il mercato antiquario fiorentino allestita nel 2011 in Palazzo Medici Riccardi come “uno dei pezzi di maggior pregio della collezione di Salvatore Romano” e “un tipico esempio di scultura funeraria napoletana influenzata dall’opera di Tino di Camaino” (Calamini e De Luca 2011), è stata dichiarata “di interesse culturale particolarmente importante” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (notifica del 2 maggio 2011).

Nella dettagliata relazione storico-artistica che accompagna e giustifica il provvedimento di tutela, Angelo Tartuferi, riconosciuto il “notevole livello qualitativo” e la “spiccata severità formale” dell’opera, si sofferma sugli “evidenti” riscontri stilistici, tipologici e morfologici con i monumenti funebri realizzati a Napoli e in vaste zone del Meridione da Tino di Camaino - il grande scultore senese attivo dal 1323 al servizio di Roberto d’Angiò (F. Baldelli, Tino di Camaino, Morbio Inferiore 2007) - e dalla sua di prolifica bottega, segnalando in particolare i frammenti della tomba di Giovanni di Capua (morto nel 1324/25) in San Lorenzo Maggiore a Napoli e il monumento dell’arcivescovo Orso Minutolo nella Cattedrale, attribuiti a Tino di Camaino e collaboratori (F. Aceto, Per l’attività di Tino di Camaino a Napoli: le tombe di Giovanni di Capua e di Orso Minutolo, in “Prospettiva”, 53-56, 1988-1989, pp. 134-142), che presentano la medesima impaginazione delle figure e un lessico decorativo sostanzialmente “identico”, anche nella disposizione delle iscrizioni.

Assai pertinente appare inoltre il richiamo di Tartuferi al rilievo con i Dolenti della vasta Crocifissione scolpita da Tino per l’abbazia benedettina della SS. Trinità a Cava dei Tirreni, capolavoro della maturità dell’artista, ravvisando nell’opera in esame analoghe soluzioni formali: “masse plastiche robuste, talvolta spigolose, contraddistinte tuttavia da incarnati turgidi e luminosi, che rievocano gli affreschi superstiti della bottega giottesca attiva in Santa Chiara a Napoli”. Affinità che inducono a riferire questa lastra a “un artista napoletano che ebbe modo di studiare e interpretare con attenzione e nel tempo i modelli illustri di Tino di Camaino a Napoli”.

G.G.