Dipinti e sculture antiche

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λ Giulio Carpioni

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Giulio Carpioni

(Venezia 1613 - Vicenza 1678)

LA TRINITÀ CELESTE E LA TRINITÀ TERRENA

olio su tela, cm 81x76

 

Bibliografia di riferimento

G. M. Pilo, Giulio Carpioni: tutta la pittura, Venezia, 1961

 

In occasione della grande mostra sulla pittura veneta del Seicento diretta da Zampetti nel 1959, ove figuravano ben sedici opere del Carpioni, Morassi scriveva: "Il Carpioni è un pittore che va meditato, ed il cui rilievo nella storia dell'arte veneta è destinato a crescere".

A distanza di oltre mezzo secolo, possiamo affermare che Giulio Carpioni è una presenza forte, chiara e originale della pittura italiana del Seicento, anche se nel frattempo gli studi sull’artista non sono stati numerosi e anche sul mercato non si sono viste opere di sicura attribuzione, tuttavia si son fatti più netti i contorni della sua opera e la sua originalità nel contesto della pittura veneta e non solo. In Carpioni sono originalissimi il disegno, le composizioni, la pennellata e la luce, una luce molto tipica, cupa e chiara allo stesso tempo. La sua è una formazione prettamente veneta; allievo del Padovanino, sembra che abbia risentito dell'influenza di Poussin e della cultura romana in occasione di un soggiorno a Roma all’inizio degli anni ’30 del Seicento.

Come sottolinea Giuseppe Maria Pilo nella monografia del 1961 dedicata al pittore, Carpioni fu tenuto in grande considerazione e ammirato dai più grandi pittori del Settecento veneziano: Tiepolo, Longhi e Piazzetta.

Come scrive Pilo “il Carpioni dipinse in grande numero «invenzioni ideali, come sogni, sacrificj, baccanali, trionfi, e balli di puttini» un po’ per tutto il corso della sua vita; e non sempre è facile dare a codesti quadri, spesso di piccole dimensioni, una datazione convincente” (Giulio Carpioni, cit. p. 35). Così anche per questa paletta non è facile azzardare una datazione precisa; tuttavia una proposta intorno al 1650, quando l’artista dipinse a Vicenza numerose opere di soggetto sacro per committenze pubbliche e private, come la Madonna che presenta il Bambino a Sant’Antonio da Padova nella Chiesa di San Lorenzo a Vicenza, sembra essere convincente per collocare la nostra opera.

Il dipinto qui offerto ha come soggetto la Trinità Celeste e quella Terrena riunite, un soggetto raro per il quale è difficile trovare confronti; si tratta di un’opera preziosa per qualità, di dimensioni contenute ma che pare monumentale per l'impianto della composizione.

Al centro del dipinto la Madonna e San Giuseppe presentano il Bambino alla Trinità Celeste; Dio Padre con la sua barba folta e rotonda (quasi una firma di Carpioni) è sostenuto dalle nuvole che sfiorano il suolo a collegare il mondo ultraterreno con quello terrestre e si appoggia insieme a Gesù sulla sfera celeste; sopra di loro, a completare la Trinità, la colomba dello Spirito Santo si staglia su un luminoso sfondo aureo delimitato da teste di cherubini.

A destra della composizione si intravede la base di una colonna, probabile allegoria della Fortezza, mentre a sinistra si apre uno scorcio di paesaggio con un grande albero che arricchisce il dipinto donandogli una dimensione metafisica.

Ecco che ricollegandosi alla citazione iniziale di Morassi possiamo di nuovo affermare che Carpioni è un pittore "che va meditato" e che questo è un dipinto su cui meditare.