MONETE E MEDAGLIE DA COLLEZIONE. DAL MEDIOEVO AL XX SECOLO

Firenze, 
gio 1 Giugno 2017
Asta Live 212
198

LEOPOLDO II DI LORENA (1824-1859), MEDAGLIA COMMEMORATIVA

€ 500 / 800
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LEOPOLDO II DI LORENA (1824-1859), MEDAGLIA COMMEMORATIVA

della liberazione della Maremma dal colera opus Pietro Gavazzi (1841) Mb mm 94.

Estremamente rara, FDC

Di questo incisore non si sa quasi nulla. Dall’Archivio di Pistoia (cfr. Vittorio Capponi, 1878 in www.archiviopistoia.it) veniamo a conoscenza che nacque ad Arcigliano il 30 ottobre 1817 doveLa sua giovinezza ei la passò in una bottega di fabbro ferraio, dandosi ad ogni sorta di lavori i più rozzi; ma poi-ché il suo genio lo portava all'esercizio dell’incidere e dello scolpire, ei diedesi a fare punzoni, sigilli, e simili lavori. Una medaglia colla testa di Michelangelo scolpita in ferro ad alto rilievo fu la pri-ma opera che lo fece conoscere al pub-blico; lavoro pregiato per la diligenza e franchezza del tratto, tanto più mira-bile, dacchè egli era affatto digiuno del disegno, e dei modi di trattare quella difficile arte. Per generosità di alcuni cittadini fu allora posto a studio a Fi-renze in quell'Accademia, sotto il Bar-tolini. Quivi egli con assidua applicazione si diè al disegno e al modellare, e la-sciata da parte l'arte dello incidere, ab-bracciò quella della scultura, alla quale dalla sua inclinazione sentivasi chiamato. Primo suo lavoro fu la mano di una fanciulletta, alla quale tenne dietro un profilo di una bimba di soli sedici giorni, che fu collocato in S. Maria Novella, te-nui lavori, ma che mostrano tuttavia studio e singolar diligenza di esecuzione (…) E in-torno a questo tempo, sotto la direzione del Bartolini, modellava in cera e inci-deva una medaglia avente da un lato l’effigie del G. Duca Leopoldo, dall'altro alcune figure allegoriche relative al motto ivi notato Maremma Risorta; e pochi mesi dopo imprendeva il conio di un'altra medaglia con la Fiducia in Dio del Bartolini, che Niccolò Puccini ordinava a memoria e a premio per la Festa delle Spighe”. La dedica al padre, nella parte del ritratto di Leopoldo II, si riferisce in realtà al Granduca stesso, identificato all'epoca come "padre" (i fiorentini lo chiamavano "babbo"). In astuccio originale con descrizione in foglio datato 1842 firmato dall’autore