CASSETTONE A RIBALTA CON ALZATA
VENEZIA, METÀ SECOLO XVIII
lastronato in legno di noce e radica di noce con cornici in bois de rose con all’interno cassetti e segreti; l’alzata, con portelle laterali, è dipinta all’interno con figure mitologiche entro ricche rocailles in monocromo ocra su fondo a finto legno; ricche cimase e applicazioni in legno scolpito e dorato, cm 260x165x70
Bibliografia di confronto
G. Morrazoni, Il Mobile Veneziano del’700, Milano 1958, vol. II, tavv. CCCLXIX, CCCLXXII;
C. Santini, Mille Mobili Veneti. L’arredo domestico in Veneto dal sec. XV al sec. XIX, vol. III, Modena 2002, p. 75 fig. 87
Le cimase, due frontali e due laterali, formate da grandi cornici in legno scolpito, dorato e contenenti dei caratteristici vetri incisi, rendono questo trumeau apprezzabile sotto tutte le angolazioni ed allo stesso tempo gli danno slancio e leggerezza. Sotto ad ogni cimasa corrisponde uno sportello, anch’esso decorato a specchio, che aprendosi scopre un interno sorprendente: oltre alla tradizionale e felice divisione in scomparti di varie misure per accogliere la collezione di porcellane e oggetti preziosi, i pannelli ed i cassetti sono decorati da divinità mitologiche accompagnate da putti elegantemente dipinti in monocromo ocra su un fondo ad imitazione del legno ed abbellite da ricche rocailles; nelle mezzelune superiori compaiono due stemmi nobiliari sorretti da putti alati, probabilmente a indicare le famiglie committenti, unite forse in occasione di un matrimonio. Le pitture sono tradizionalmente attribuite al celebre pittore veronese Marco Marcola (1740-1793), noto per aver decorato insegne, mobili, portantine e gondole.
Il cassettone, anch’esso interamente lastronato in legno e radica di noce, si apre con una ribalta che svela un interno ricco di piccoli cassetti e segreti, tutti incorniciati da eleganti profili in bois de rose. Le belle decorazioni in legno dorato, le lesene sui montanti inferiori e i tralci d’uva sui montanti superiori, insieme ai movimenti del mobile, dove ad una vivace mossa frontale corrisponde una elegante mossa laterale bombata, rendono questo intrigante trumeau un raro ed importante esempio di ebanisteria veneziana, indirizzata ad una committenza ricca e raffinata.
Così chiamato dal termine francese trumeau, che nell’architettura gotica indica dapprima il pilastro centrale di un portale, per poi passare per derivazione a designare, dal secolo XVIII, lo specchio appeso nello spazio corrispondente, il trumò, secondo l’adattamento italiano, viene presto eletto a principale oggetto di arredamento soprattutto nei palazzi dell’aristocrazia veneziana, posto in posizione di primo piano negli eleganti salotti. Sorta di evoluzione dello stipo seicentesco, di cui conserva le proporzioni monumentali, il trumeau guadagna rispetto a questo in leggerezza delle forme ed eleganza, senza rinunciare alla praticità: oltre ad essere una dimostrazione di status symbol, questi mobili erano infatti chiamati a svolgere la molteplice funzione di cassettone, scrivania e stipo. La loro realizzazione necessitava dunque di una particolare maestria e ingegnosità nell’organizzare sapientemente gli spazi strutturandoli nella maniera più consona, senza dimenticarsi di inserire degli scomparti nascosti dove potevano trovare posto i segreti più importanti. Avvicinandoci alla metà del secolo XVIII, i trumeau che adornano i “casini” dell’aristocrazia veneta si fanno sempre più piccoli nelle proporzioni, per meglio adeguarsi a quegli ambienti più intimi e raccolti dalle sale piccole con bassi soffitti, dove la nobiltà veneziana si diletta in piacevoli conversazioni accompagnate dal suono di una spinetta e dal tintinnio delle tazze di porcellana, e il decoro è spesso realizzato in tenui colori laccati o ad arte povera, a ingentilirne le già ridotte proporzioni. Sovrani invece degli ampi saloni dorati dei ricchi palazzi cittadini, che la nobiltà veneziana apre in occasione di grandi eventi o cerimonie a ostentare il proprio lusso, celebrando al tempo stesso la grandezza di Venezia, restano invece i grandi trumeau lastronati in radica dalle linee mosse e impreziositi da volute dorate, come il mobile proposto in questa sede. Raro per tipologia e per l’eccezionale conservazione, trova confronti con esemplari presenti in grandi collezioni, quali quello già nella collezione Emanuele e Franco Subert di Milano e passato in un’asta di Sotheby’s del 2014 (vedi fig. 1), e quelli presenti nella collezione G.S. e nella Raccolta Tullio Silva (vedi fig. 2 e 3), che si presentano simili al nostro nella sinuosa struttura e nei ricchi fregi intagliati a inquadrare specchi incisi.
Caratteristica peculiare del trumeau qui presentato è invece il gioco della doppia cimasa frontale con specchio inciso con Mercurio in atto di colpire con una freccia Psiche per condurla nell’Olimpo dal suo futuro sposo, Amore, mentre sui lati sono cimase con specchi ornati da puttini alati che recano fiori; la perfetta corrispondenza delle figure di Mercurio e Psiche con i due stemmi nobiliari dipinti negli sportelli interni sembra supportare e avallare l’ipotesi che occasione per questa commissione sia stato un prestigioso matrimonio tra due importanti famiglie, che vollero così celebrare l’unione delle loro casate.