Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano
(Borgo a Buggiano 1412 - Firenze 1462)
e bottega di Bernardo Gambarelli, detto il Rossellino?
(Settignano? 1409 circa - Firenze 1464)
VASO DECORATIVO A URNA CON FREGIO ALLEGORICO DI PUTTI E TRALCI DI VITE
marmo, cm 52x42x38
Opera dichiarata di particolare interesse culturale ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004
Bibliografia
G. Gentilini e F. Ortenzi, in Vetera et Nova, a cura di M. Vezzosi, Firenze 2005, pp. 40-59 n. 2;
F. Bacci, Acquasantiere, fonti battesimali e lavabi. Per una storia dell’arredo lapideo nella Firenze del Quattrocento, tesi di dottorato di ricerca in Storia delle Arti e dello Spettacolo, Università degli Studi di Firenze, a.a. 2015/2016, p. 30
Questo raro, raffinato vaso decorativo d’ispirazione archeologica e tipologia inconsueta contribuisce a comprovare l’impegno creativo profuso dagli scultori fiorentini del Rinascimento nell’arredo lapideo: una produzione particolarmente apprezzata dalla storiografia ottocentesca, in ragione di una diffusa sensibilità per i valori delle arti decorative, che negli ultimi decenni ha riconquistato le attenzioni della critica (G. Gentilini, Fonti e tabernacoli… pile, pilastri e sepolture: arredi marmorei della bottega dei da Maiano, in Giuliano e la bottega dei da Maiano, atti del convegno, Fiesole, 13-15 giugno 1991, a cura di D. Lamberini, M. Lotti, R. Lunardi, Firenze 1994, pp. 182-195; F. Caglioti, Donatello e i Medici, Firenze 2000; Bacci, op. cit.).
Il vaso, nel corpo di forma globulare, su cui staccano due anse di tipo metallico, con orlo profilato a ‘ovoli e dardi’ e il duplice piede scampanato scandito da baccellature, richiama urne cinerarie di epoca romana (Firenze, Galleria degli Uffizi; Città del Vaticano, Museo Gregoriano Etrusco e Museo Pio Clementino; Venezia, Museo Archeologico; Pisa, Camposanto), in particolare il cratere reimpiegato come fonte battesimale nella chiesa di San Michele Arcangelo a Camiliano di Capannori, trovando puntuali riscontri in alcuni celebri arredi marmorei di metà Quattrocento: lo splendido fonte battesimale della Collegiata di Empoli (ora nell’attiguo Museo), scolpito nel 1447 da Bernardo Rossellino, l’acquasantiera (forse in origine anch’essa un vaso decorativo) della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, a lungo riferita alla cerchia donatelliana e più di recente allo stesso Rossellino, e il perduto ‘nodo’ della fontana del giardino dei Pazzi (New York, Metropolitan Museum), attribuita ad Antonio Rossellino o Benedetto da Maiano verso la fine degli anni Sessanta.
Peculiare dell’opera in esame è invece la decorazione scolpita a bassorilievo, che raffigura, con notevole vivacità espressiva ed efficaci scorci prospettici, un corteo di quattro putti variamente atteggiati sotto una sorta di pergola con foglie di vite: uno di essi brandisce una fiaccola riversa e il suo compagno trasporta sulle spalle un agnello, mentre sull’altra faccia del vaso un fanciullo, che porta due ceste di vimini per la vendemmia, conduce con sé una capra, seguito da un putto con una cetra capovolta in atto di indicare con la stecca. L’inconsueta, criptica iconografia, che coniuga motivi della tradizione pagana bacchica con riferimenti funerari (il “tedoforo” con la face riversa), cristologici (il “buon pastore”), eucaristici (i tralci d’uva, il putto vendemmiante che reca il “capro espiatorio”) desunti da sarcofagi romani e paleocristiani, dichiara la sofisticata cultura umanistica del committente, presumibilmente partecipe delle speculazioni di Marsilio Ficino sulla “theologia platonica”, la “docta religio” e sulla musica come “harmonia mundi”. Rimane invece più arduo ipotizzare la funzione e la destinazione originaria del manufatto, che poteva trovar posto sia in un contesto ecclesiale, come urna o cippo funerario, sia più probabilmente in una signorile dimora privata: forse in un portico o un giardino destinato ad ospitare i certami poetici e le dispute filosofiche dei dotti membri dell’Accademia neoplatonica, fondata dal Ficino nel 1462 per incarico di Cosimo dei Medici, riunitasi inizialmente nella Villa le Fontanelle poi nella Villa medicea di Careggi.
Quanto alla paternità dell’opera, presumibilmente da ricercare dunque tra gli artisti della cerchia medicea, riteniamo di poter confermare il riferimento al Buggiano, già dettagliatamente argomentato (Gentilini e Ortenzi, op. cit.) e ora accolto da Alfredo Bellandi in una monografia sullo scultore di prossima pubblicazione (Andrea Cavalcanti «discipulo Filippi ser Brunelleschi»), il quale potrebbe averla eseguita collaborando con la bottega dei fratelli Rossellino, cui ci riconducono, come si è visto, l’ornato e la tipologia del manufatto, recentemente menzionato da Francesca Bacci (op. cit.) in relazione al vaso-acquasantiera della Sagrestia Vecchia che la studiosa riconduce proprio a Bernardo Rossellino.
Figlio adottivo del Brunelleschi, il Buggiano, dedito soprattutto agli arredi lapidei (lavabi delle due Sagrestie di Santa Maria del Fiore, su disegno del Brunelleschi, 1438-1445; altare e ornati della Cappella Cardini in San Francesco a Pescia: Atti del convegno su Andrea Cavalcanti detto ‘il Buggiano’, Buggiano Castello, 23 giugno 1979, Buggiano 1980), tra i quali è opportuno ricordare le due perdute acquasantiere della Villa di Careggi (G. Gentilini, Una perduta pila del Brunelleschi, due del Buggiano e alcune altre acquasantiere fiorentine del primo Quattrocento, in Le vie del marmo, aspetti della produzione e della diffusione dei manufatti marmorei tra Quattrocento e Cinquecento, atti del convegno, Pietrasanta, 3 ottobre 1992, a cura di R.P. Ciardi e S. Russo, Firenze 1994, pp. 61-68), fu infatti impegnato in modo consistente nel cantiere mediceo brunelleschiano della Sagrestia Vecchia, e la sua collaborazione con la bottega di Bernardo Rossellino è attestata quantomeno dal suo intervento nel Monumento Bruni in Santa Croce del 1450 (A. Markham Schulz, The sculpture of Bernardo Rossellino and his Workshop, Princeton 1977, pp. 49-50).
I modi peculiari del Buggiano sono del resto ben riconoscibili nelle fisionomie paffute, nella mimica allegra e nell’anatomia corpulenta di almeno due putti, quello che reca in spalla l’agnello e quello con la cetra, agevolmente confrontabili con il Gesù Bambino che ricompare nelle varie redazioni in terracotta e stucco di una composizione mariana concordemente attribuitagli (Firenze, Museo Nazionale del Bargello; Villamagna, Pieve di San Donnino; etc.), mentre il putto con la fiaccola, più delicato e pittorico, richiama la maniera dei Rossellino, inducendo a ipotizzare un intervento di Giovanni, personalità meno nota rispetto ai fratelli Bernardo e Antonio, quale si evince dalle figure angeliche del Monumento a Filippo Lazzeri in San Domenico a Pistoia realizzato tra il 1462 e il 1468.
G.G.