DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

Firenze, 
mer 11 Ottobre 2017
Asta Live 220
37

Francesco Pesenti, detto il Sabbioneta                              

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Francesco Pesenti, detto il Sabbioneta                              

(Cremona, 1510/1520-1563)

SAN GIOVANN BATTISTA                        

olio su tavola di noce, cm 32x22,2

 

L'opera è corredata da una scheda di Marco Tanzi di cui riportiamo un estratto:

 

"La piccola tavola raffigurante il Precursore che si staglia contro un cielo blu cobalto gonfio di nubi grigio-rosa, è di buona mano ed appare eseguita tra Mantova e Cremona intorno alla metà del XVI secolo da un artista particolarmente attento ai fermenti ed alle novità, soprattutto parmigianinesche, di quegli anni; capace inoltre di sganciarsi da un’ipoteca per molti versi “pesante” come quella rappresentata da Giulio Romano: credo che non ci siano dubbi nel poterne individuare l’autore in Francesco Pesenti detto il Sabbioneta (per un riesame bio-bibliografico rimando a C. Nolli in I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, catalogo della mostra, Milano 1985, pp. 152-153, 294, 475-476; M.C. Rodeschini Galati in Pittura a Cremona dal Romanico al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano 1990, pp. 271-272).

Nato probabilmente nel secondo decennio del Cinquecento a Cremona, dove membri della famiglia Pesenti, originaria del borgo reso celebre da Vespasiano Gonzaga (in provincia di Mantova ma nella diocesi cremonese) erano già insediati dalla fine del XV secolo, e dove il padre Galeazzo fu attivo dal secondo al quarto decennio in Cattedrale come pittore e doratore; Francesco è il primo di tre fratelli pittori, Vincenzo e Martire, ai quali faranno seguito altre generazioni di artisti (su quella di fine Cinquecento si veda C. Nolli, Giovan Paolo e Giuseppe Pesenti a Castelleone, in “Paragone”, 453, 1987, pp. 60-68). Francesco Pesenti è un personaggio di spicco della cultura figurativa cremonese a partire dagli anni Quaranta del Cinquecento, la cui fama sembra essersi appannata durante i secoli, ma ci è ampiamente testimoniata dalla stima dei contemporanei e dalle commissioni ottenute in un panorama che non risulta affatto monopolio esclusivo dei Campi, come la critica tende, forse un po’ superficialmente, ad accreditare."