DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

Firenze, 
mer 11 Ottobre 2017
Asta Live 220
69

Giovanni Cristoforo Storer

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Giovanni Cristoforo Storer

(Costanza, 1611-1671)

ALLEGORIA DELLA PRODIGALITA'

affresco staccato e riportato su tela, cm 112x169

 

Corredato da parere scritto di Francesco Frangi, 1996

 

Bibliografia

F. Frangi, Francesco Cairo, Torino, 1998, citati a p. 136, nota 34

 

Di provenienza sconosciuta e tuttora inediti, sebbene da tempo riconosciuti all’artista oltremontano attivo tra Milano e Bergamo alla metà del Seicento, i dipinti qui offerti sono stati oggetto di attenta analisi e confronti pertinenti da parte di Francesco Frangi in una comunicazione privata alla proprietà nel 1996.

Oltre a meglio precisare i dati biografici dello Storer e i termini della sua presenza in Lombardia a partire dal 1640 e, pur in alternanza con la sua attività in patria, fino al ritorno definitivo a Costanza nel 1657, gli studi più recenti hanno arricchito di nuovi numeri il catalogo dell’artista recando altresì nuovi elementi di confronto con la coppia di figure allegoriche qui in esame. Non è dubbio infatti che sia stata appunto questa la sua specialità, nota a partire dagli affreschi in palazzo Terzi a Bergamo, dal soffitto affrescato nella villa Lucini Arese di Osnago nel 1650, e dall’interessante serie di affreschi staccati e ricomposti nel salone di villa Erba a Cernobbio resi noti da Daniele Pescarmona (Affreschi secenteschi staccati. Isidoro Bianchi e Johann Christophorus Storer. In Arte Lombarda del secondo millennio. Saggi in onore di Gian Alberto Dell’Acqua, Milano 2000, pp. 208-212).

Sono forse questi ultimi, per l’appunto, a offrire i maggiori punti di confronto con la coppia di lunette qui offerte, tanto da non potersi escludere che anche le nostre, incorniciate in modo non dissimile, facessero parte di quell’insieme di scene allegoriche e mitologiche di sconosciuta provenienza. Altri elementi, e in particolare l’anziana donna scelta a personificare l’Erudizione, riconducono a figure già viste nella maggiore opera pubblica dello Storer, la Strage degli Innocenti in Sant’Eustorgio a Milano, dove uno dei carnefici, pur volgendosi in controparte, ne ripete i tratti e l’acconciatura e nasce forse dallo stesso cartone.

I confronti più precisi riconducono però alle invenzioni che Cristoforo Storer fornì nel 1644 per l’apparato funebre della Regina di Spagna in occasione della cerimonia tenutasi nel Duomo di Milano. In quell’occasione l’artista fu l’ideatore delle figure allegoriche scolpite e dipinte che celebravano la monarchia spagnola e le qualità personali della sovrana defunta; tutte furono incise da Giovan Battista del Sole per essere pubblicate da Dionisio Garibaldi nel 1645, ed è proprio la personificazione della Sicilia a offrire motivi quasi sovrapponibili alla nostra Prodigalità.