Pittore italiano della fine del sec. XVI
CRISTO CROCIFISSO
olio su tela, cm 70x60,2
È su un cielo di tempesta, completamente ricoperto fino all’orizzonte da nubi nere e minacciose, che si staglia ad occupare l’intero spazio della tela, il corpo dalla perfetta anatomia colpito da un lampo di luce.
La struttura corporea, possente e dai muscoli descritti, rimanda a coevi capolavori di scultura, sia fiorentini che romani, e ad essi deve in qualche modo essersi ispirato l’autore del bellissimo dipinto che si segnala per essere, a quel che ci è dato conoscere, l’unico esemplare interamente nudo di Cristo crocifisso raffigurato in pittura (esemplari scolpiti, soprattutto in bronzo, sono presenti a Roma).
L'attribuzione al momento resta un quesito irrisolto; rimanda ad area veneta la testa ripiegata sul lato che, sia nella tipologia che nella pittura vibrante e soffusa, pare ispirarsi direttamente a prototipi tizianeschi. Anche se la maestosa e classica impostazione del corpo porterebbe a spostare l’opera verso la Roma degli ultimi anni del Cinquecento.
Ciò che salta subito all’occhio è l'iconografia così insolita (un Cristo crocifisso nudo) che doveva essere frutto di un ambiente artistico non provinciale ma di indiscussa autonomia culturale.
Il dipinto, che nasce come opera da stanza, palesa a dispetto delle misure ridotte un grande impegno nell’esecuzione; ne sono testimonianza infatti lo studio attento dell’anatomia, la pittura di straordinaria forza evocatrice e alcuni pentimenti, primo tra tutti l’andamento della gamba destra ed i piedi.