(Edizioni di pregio – Illustrati 900) REDON, Odilon – FLAUBERT, Gustave. La Tentation de Saint Antoine. Illustrations d’Odilon Redon. Éditions Ambroise Vollard, 1933.
In folio (452 x 342 mm). [iv] 205 [15] pp. Frontespizio con vignetta xilografica, 14 testatine e finalini xilografici, 22 litografie originali stampate su carta Chine applicata e raccolte in cartellina posta al termine del volume. Fogli sciolti in barbe entro chemise che riproduce al piatto anteriore il frontespizio del libro. Chemise in mezza tela con piatti marmorizzati e tassello dorato al dorso, custodia rivestita in tela.
N. 131 di 145 esemplari su vélin d’Arches. Tiratura totale: 220 copie. Incisioni su legno di Georges Aubert. Redon realizzò tre serie di illustrazioni per questa opera di Flaubert. La prima fu commissionata da Edmond Deman e pubblicata nel 1888; la seconda apparve nel 1889; la terza fu commissionata da Ambroise Vollard, che la pubblicò nel 1896 in un’edizione limitata a 50 esemplari e poi progettò di utilizzarla nuovamente nel 1933 per illustrare un testo le cui xilografie erano state incise nel 1910. Tuttavia, nonostante la data al frontespizio, il libro vide la luce solo dopo la morte di Vollard nel 1939 (cfr. From Manet to Hockney 13). Il romanzo breve di Flaubert narra le varie seduzione demoniache che tentano via via l’eremita Antonio, salvato infine dall’apparizione del volto di Cristo nel disco del sole sorgente – mirabilmente raffigurato da Redon in una delle sue più famose immagini. “In un cielo d’un nero eterno e profondo, esseri liquidi e fosforescenti, vescichette e bacilli, corpuscoli cerchiati di peduncoli, capsule disseminate di ciglia, glandule acquose e pelose volano senz’ali e s’intrecciano nei nastri delle trichine e delle tenie; pare che tutta la fauna dei vermi filiformi, tutta la popolazione dei parassiti formicolino nella notte di questa tavola in cui improvvisamente appare la faccia umana, incompiuta, vibrante all’estremità di quelle viventi spire o immersa come un nocciolo nella gelatina animata dei protoplasmi. Invero, Redon ha dovuto ricorrere agli antichi concetti, unire l’orrore del volto umano alle schifose spire dei bruchi per creare nuovamente il mostro”. E il mostro s’illumina in “un nero impenetrabile, sordo, vellutato come il nero del pipistrello”. (cit. in Corrado Mingardi, Allô Paris. Il libro d’artista da Manet a Picasso nella collezione Corrado Mingardi, Skira 2008, p. 76).