PIATTO, URBINO O DUCATO, 1540-1550
in maiolica dipinta in policromia con blu di cobalto, verde ramina, bruno di manganese, giallo antimonio nei toni del giallo e dell’arancio. Il piatto ha cavetto profondo, tesa obliqua con orlo arrotondato e poggia su basso piede ad anello, mentre il retro non mostra decorazioni. Sul fronte è raffigurata l’officina di Vulcano: sulla destra il dio è intento a battere un’arma sull’incudine, al centro Cupido, armato di arco, lo osserva da vicino, sulla sinistra Venere, seduta su una roccia, guarda verso l’esterno, mentre in alto al centro un amorino, circondato da nuvolette a chiocciola, sorvola la scena chiusa da due alberi sinuosi; sullo sfondo un paesaggio con una città collinare compresa tra un lago e alcune montagne aguzze con un largo ponte che la collega ad un’isola. La raffigurazione è tratta liberamente da diverse fonti: l’incisione di Marcantonio Raimondi Vulcano, Venere e Eros sembra aver ispirato la figura di Venere seduta davanti ad un albero con ampio paesaggio fluviale sullo sfondo, ma anche il maglio appoggiato sul tronco, mentre la figura di Vulcano è più prossima all’incisione di Marco Dente. Lo stile pittorico è vicino a quello della bottega di Guido Durantino, poi bottega Fontana, ancora legata alla produzione urbinate per la scelta cromatica e per il paesaggio retrostante, con una sorta di ponte che compare in molte opere considerate di Urbino. Inoltre un piatto con il medesimo soggetto, realizzato in modo molto simile, è conservato nel museo della Fondazione Banco di Sicilia, studiato e pubblicato da Elisa Sani; alt. cm 4,8, diam. cm 25,2, diam. piede cm 7,4
Bibliografia di confronto
E. Ivanova, Il secolo d’oro della maiolica. Ceramica italiana dei secoli XV-XVI dalla raccolta del Museo Statale dell’Ermitage, catalogo della mostra, Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza 2003, p. 93 n. 67, p. 100 n. 77;
R. Ausenda (a cura di), Le collezioni della fondazione Banco di Sicilia. Le maioliche, Milano 2010, pp. 136-139 n. 50