Francesco Paolo Michetti
(Tocco da Casauria 1851 - Francavilla al Mare 1929)
CONTADINELLA CHE CANTA
olio su tavoletta, cm 23,5x14,5
retro: firmato "F.P. Michetti 1872 / firmato 1' maggio / 1928", timbro a secco "Napoli F.G.", cartiglio "Sirignano / objets d'art" / n. 95"
Provenienza
Collezione Tabacchi, Milano
Collezione privata
Bibliografia
La Collezione Tabacchi. Esposizione e vendita all'asta, Galleria Dedalo, Milano 1934, n. 126 tav. XLIV
"Michetti presentava un'infanzia dell'umiltà preservata, come una linfa rigenerante, con il pregio di situarsi in un luogo preciso, con la sua geografia e i suoi monumenti, di soddisfare il gusto della scoperta, della documentazione esatta sull’arte, di tradizioni e costumi, proponendosi con una verità tangibile di colori e di natura, che invitava a entrarvi dentro. E poteva avere un ruolo attivo. L'assimilarsi del pittore alla vita delle piante e degli animali, il piacere, la facilità di dipingere "l'erbe verdi o le bacche delle fratte o un insetto o una pecora o un bambino, senza differenze, senza preoccupazioni, perché ai suoi occhi tutti quegli esseri avevano la stessa importanza, tutti quegli esseri erano agguagliati dalle stesse leggi, tutti quegli esseri erano ciascuno una forma di vita", avevano una carica di novità. Michetti aveva saputo fare suo un significato di quelle immagini che rimandava a categorie estetiche definitesi in una certa area dell'arte ufficiale internazionale.
Era la tematica dell'infanzia: le bambine pastorelle, giovani esistenze rurali in sintonia con animali domestici e con l’ambiente naturale: intente a attingere acqua, a coccolare un volatile, di ritorno dal bosco, ferme a osservare un'abbeverata nel folto, in cammino nella vegetazione incontaminata seguite da covate, da greggi; e ancora da bimbi piccoli lasciati a dormire in un campo con la vicinanza innocua di pulcini nati da poco, esseri a loro affini. Scontrose, serie o sorridenti, le piccole creature si impongono per la loro grazia, dei gesti, dell'abbigliamento, delle pose, dell'incedere (...).
Dopo l'esperienza dei salon parigini Michetti amplia la produzione dei piccoli bozzetti di costume contadinesco abruzzese riusciti così graditi al mercato. Vi sono le figure ricorrenti nell’atteggiamento frontale di ritornare da qualche mansione (dal pascolo, da una raccolta, da un verziere), di passare, transitare per tornare ad essere assorbiti dalla natura di cui erano parte; la pittura scompaginata in macchie di colore, chiazze di luce, talvolta quasi galleggiante e senza appigli, che restituivano la sensazione di vegetazione, davano, senza volerlo costruire, un ambiente da cui affioravano creature della stessa sostanza, animali e esseri umani".
A.M. Damigella, Michetti dal verismo degli idilli bucolici al naturalismo poetico (1870-1881), in Francesco Paolo Michetti. Dipinti, pastelli, disegni, catalogo della mostra (Roma – Francavilla al Mare, 1999), Napoli 1999, pp. 27-35: 28-29.