Attribuito a Jacopo Ligozzi
(Verona 1547 - Firenze, 1627)
San Gerolamo Penitente
olio su tela, cm 97x83
Attributed to Jacopo Ligozzi
SAINT JEROME PENITENT
oil on canvas, cm 97x83
Il dipinto è corredato di parere scritto di Sandro Bellesi, di cui pubblichiamo un estratto:
“L’opera in esame, catalogabile alla fase estrema dell’attività dell’artista e databile intorno alla metà degli anni venti del Seicento, mostra un linguaggio stilistico e tipologico raffinatamente eclettico, nel quale confluiscono, per lo più, retaggi legati alla tradizione pittorica veneta di fine Cinquecento di ambito post-tizianesco e tintorettiano e aperture verso le novità caravaggesche e post caravaggesche, molto apprezzate a Firenze a partire dalla fine del secondo decennio fino ai primi anni trenta.
Sintomo di apertura di un artista già molto anziano verso un mondo nuovo, a quel tempo ormai di respiro europeo, l’opera, comparabile in via ideale alle indagini naturalistiche d’impronta caravaggesca svolte a Firenze essenzialmente dal giovane Cesare Dandini, in origine di formato ottagonale come molti dipinti “da stanza” di medio formato realizzati nel capoluogo toscano nella prima metà del XVII secolo, trova accostamenti pertinenti nella resa tipologica del santo e nella sintassi esecutiva in alcuni personaggi dipinti da Ligozzi soprattutto in pale d’altare, tra le quali appare sufficiente menzionare per maggiore affinità, […], l’Adorazione dei Magi della Galleria Palatina a Firenze (A. Bisceglia in Jacopo Ligozzi “pittore universalissimo”, catalogo della mostra a cura di A. Cecchi, L. Conigliello e M. Faietti, Livorno 2014, pp. 248-249, scheda 92) e I Santi Francesco e Girolamo in adorazione della croce in Sant’Andrea in Percussina a San Casciano Val di Pesa (N. Matteuzzi, Jacopo Ligozzi 1612. La scoperta e il restauro di un’opera “insigne” a Sant’Andrea in Percussina, Siena 2012). Seppur strettamente affine soprattutto a quest’ultima pala, per la stretta dipendenza nella formulazione del san Girolamo nel quale l’artista sembra aver utilizzato addirittura lo stesso modello, l’opera di età comunque più avanzata rispetto al dipinto di San Casciano che ricordiamo datato 1612, denota, come già evidenziato, contatti diretti con il mondo caravaggesco, in particolare con quello di Bartolomeo Manfredi, autore di opere apprezzate in Toscana e in gran parte d’Italia, alcune delle quali documentate nelle raccolte medicee già dalla fine del secondo decennio del Seicento.”