Dipinti dal XV al XX secolo

Firenze, 
gio 4 Ottobre 2018
Asta Live 266
86

Attribuito a Giovan Battista Ghidoni

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Attribuito a Giovan Battista Ghidoni
(Firenze 1599- Vienna? post 1650)
RITROVAMENTO DI MOSE'                                                 
olio su tela, cm 175x233                                                 
reca sul retro etichetta e targhetta in metallo con la scritta "Proprietà Guicciardini Corsi Salviati in consegna alla parrocchia di S. Martino a Sesto"                     

Attribuited to Giovan Battista Ghidoni
(Florence 1599- Wien? post 1650)
THE FINDING OF MOSESoil on canvas, cm 175x233                            

Provenienza
Già collezione Corsi
Collezione privata

Bibliografia di riferimento R. C. Proto Pisani, Appunti su alcuni pittori poco conosciuti del Seicento: Francesco Ligozzi, Giovan Battista Ghidoni e altri, in “Arte cristiana”, 1993, pp. 423-438 (Ghidoni, pp. 430-433)

Giovanni Battista Ghidoni fu introdotto allo studio della pittura sotto la guida del padre Galeazzo, pittore cremonese allievo di Antonio Campi, e di Sigismondo Coccapani.Nel 1615 Ghidoni debuttò a Firenze lavorando ad uno dei pannelli allegorici del soffitto di Casa Buonarroti; l’opera che raffigura una Pietà cristiana risente sia del Coccapani per la plasticità delle forme che delle novità di Artemisia Gentileschi, anche lei impegnata in quel cantiere. Lavorando a Casa Buonarroti ebbe modo di conoscere anche i pittori Bartolomeo Salvestrini e Filippo Tarchiani con cui aveva stretto un rapporto di amicizia.Questi dipinti colpiscono, come indica Caterina Proto Pisani (cit. p. 431), per “la loro bellezza e il sapiente uso della luce” ed è proprio questa caratteristica del Ghidoni, “di una luminosità in chiaro” derivata dallo studio di Caravaggio, che ci spinge ad accostare il nostro Ritrovamento di Mosè alla mano di questo pittore.In particolare si notano punti di contatto con il dipinto che Giovan Battista realizzò per la chiesa di Santa Verdiana a Castelfiorentino che raffigura la Reclusione di Santa Verdiana, opera commissionata nel 1632 e terminata nel 1637 (l’opera è firmata e datata 1637). Cronologicamente siamo inoltre vicini al dipinto del Vanni con Agar e l’angelo dipinta proprio intorno agli anni trenta del Seicento, come segnalato nella scheda qui in catalogo (lotto 42). I colori tenui, l’attenzione alle fisionomie, la luce che batte e illumina con giochi di cangiantismo gli abiti di Bithia e delle sue ancelle sono tratti tipici di questo interessante pittore; le stesse caratteristiche le ritroviamo infatti nel dipinto di Castelfiorentino in cui la luce investe analogamente i paramenti liturgici dei personaggi in processione sulla destra.